Page 11 - Il Risorgimento e l'Europa - Attori e protagonisti dell’Unità d’Italia nel 150° anniversario - Atti 9-10 novembre 2010
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IntroduzIone 11
d’indipendenza: l’Unità d’Italia poteva compiersi se alla forza dell’Armata
Sarda e dei volontari si fossero aggiunte le alleanze e le amicizie delle
Potenze che s’ispiravano a principi liberali, anche se magari non li pratica-
vano pienamente al loro interno. Così, come l’alleanza militare con la
Francia fu determinante per la seconda guerra d’indipendenza, l’appoggio
politico-diplomatico della Gran Bretagna in alcuni momenti chiave succes-
sivi all’armistizio di Villafranca si rivelò fondamentale per il progresso del
cammino verso l’unità. Ad esempio quando il governo di Londra, nell’estate
1860, rifiutò di associarsi alla proposta francese di bloccare con le rispettive
flotte il passaggio di Garibaldi sul continente, dopo la conquista della
Sicilia.
Tali alleanze ed amicizie erano state preparate da Cavour con la parteci-
pazione alla guerra di Crimea, una decisione che non fu compresa da molti
dei suoi stessi sostenitori, per non parlare degli avversari. A tale guerra il
relativamente piccolo Regno di Sardegna partecipò con poco più di diciotto-
mila uomini, appena al di sotto dei ventimila schierati dalla Gran Bretagna.
Fu la prima prova, ben superata, della nuova Armata Sarda che stava nascen-
do ad opera del generale Alfonso Ferrero della Marmora, ministro della
guerra del Regno di Sardegna dal novembre 1849 al gennaio 1860, salvo
l’interruzione del 1855-56 quando comandò appunto la spedizione di
Crimea. Tali riforme non incrementarono gli effettivi rispetto al 1848, ma
aumentarono molto l’efficienza, mentre sul piano politico l’Esercito piemon-
tese, pur mantenendo la sua assoluta fedeltà alla monarchia, perdeva defini-
tivamente i caratteri dinastici per prepararsi a divenire Esercito Nazionale.
Sul piano politico, l’opera di Cavour non avrebbe potuto avere successo
se egli non fosse stato il Primo Ministro di Vittorio Emanuele II, l’unico
Sovrano italiano che aveva conservato la costituzione concessa nel 1848.
Non dimentichiamo il motto della Società Nazionale Italiana, costituita da
Cavour, «Italia e Vittorio Emanuele», fatto proprio poi da Garibaldi nell’im-
presa dei Mille.
I rapporti tra il grande Re ed il grande ministro non furono sempre idil-
liaci. L’armistizio di Villafranca, dal quale ha preso le mosse la relazione
introduttiva del convegno, provocò uno scontro tra i due nel quale corsero
parole pesanti: colto da rabbia, Cavour arrivò a chiamare il Re «traditore»
perché deciso ad accettare l’armistizio firmato da Napoleone III e Francesco
Giuseppe, mentre egli voleva che il Piemonte continuasse la guerra anche da
solo. In quel caso il Re si dimostrò più freddamente realista del suo ministro.