Page 12 - Il Risorgimento e l'Europa - Attori e protagonisti dell’Unità d’Italia nel 150° anniversario - Atti 9-10 novembre 2010
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            Cavour abbandonò la guida del governo al generale Della Marmora, ma vi
            ritornò nel gennaio 1860.
               Il Re non recriminò quando il trattato del marzo 1860 cedette il Ducato di
            Savoia e la Contea di Nizza alla Francia per ottenerne il consenso alla costi-
            tuzione di un grande regno dell’Italia centro-settentrionale le cui dimensioni
            eccedevano quanto era stato stabilito negli accordi di Plombières del 1858.
            Garibaldi denunciò che lo si era reso straniero in Patria, ma la sua protesta
            perdeva valore di fronte al sacrificio che il Sovrano aveva fatto della culla
            della dinastia. È significativo che su trecento ufficiali savoiardi, due terzi
            scelsero di restare nell’Armata Sarda e di non unirsi all’Esercito francese.

               Il 1860, l’anno centrale del biennio che portò all’unità, fu caratterizzato
            dall’impresa dei Mille. Alla figura di Garibaldi la CISM dedicò un convegno
            specifico tre anni fa, in occasione del bicentenario della nascita. Alla fine
            della conquista del Regno delle Due Sicilie, l’Esercito garibaldino contava
            più di cinquantamila uomini. Uno degli ufficiali, Enrico Cosenz, sarà nel
            1882 il primo capo di S. M. del Regio Esercito, quando tale carica verrà
            istituita. L’epica spedizione garibaldina ebbe il sostegno, prudente per ragio-
            ni diplomatiche, ma esplicito soprattutto del Re e poi anche di Cavour. La
            flotta sarda era presente nelle acque di Napoli per controllare la situazione,
            pronta ad intervenire.
               Conquistato il Regno delle Due Sicilie, l’iniziativa militare passò nuova-
            mente all’Esercito regolare del Regno di Sardegna, la cui campagna negli
            stati pontifici servì ad unire il nord ed il sud d’Italia. Attaccare in quel
            momento anche Roma avrebbe potuto suscitare gravi ripercussioni interna-
            zionali e compromettere i risultati fino allora raggiunti.
               In sintesi, gli avvenimenti del 1859-61, configurarono un’abile combina-
            zione  tra  iniziativa  diplomatica,  intervento  militare  dell’Esercito  regolare,
            azione dei volontari e moti patriottici. Certamente non mancò la fortuna, ma
            soprattutto i successi del biennio furono il frutto di un’attenta preparazione
            effettuata nel decennio precedente.

               Le vostre discussioni si svolgeranno con lo spirito critico doveroso per
            degli studiosi di valore, ai quali sarebbe improprio chiedere di appiattirsi su
            una visione puramente celebrativa. È certamente lecito evidenziare i limiti
            del processo risorgimentale, custodire la memoria degli Stati pre-unitari, la
            cui storia non fu certo priva di elementi degni di apprezzamento, ed onorare
            i caduti di tutte le parti nel rispetto di tutti. Resta il valore intangibile
            dell’Unità italiana, forgiata nei secoli e realizzata nell’Ottocento grazie
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