Page 346 - Il Risorgimento e l'Europa - Attori e protagonisti dell’Unità d’Italia nel 150° anniversario - Atti 9-10 novembre 2010
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               A Napoli, a nostro giudizio, l’opera dell’ammiraglio Mundy, forse anche
            per l’influenza dell’ambasciatore Elliot,  si fa sempre più favorevole  agli
            insorti anche se formalmente, come lo stesso protagonista scrive sul suo libro,
            si cerca di mantenere una perfetta neutralità. Con una divisione composta da
            cinque vascelli da 91 cannoni gli inglesi non sono la forza più potente presen-
            te a Napoli, dove la Marina Imperiale  francese ha una grossa squadra al
            comando del vice-ammiraglio de Tinan composta da un potente vascello da
            131 cannoni e da quattro altre grosse unità da 100 e da 90 cannoni, oltre ad
            alcune corvette. In rada sono presenti inoltre unità sarde, spagnole, austriache
            oltre ad alcune unità borboniche su cui iniziano a sorgere problemi di disci-
            plina. La posizione britannica è quindi obiettivamente difficile, ma comunque
            i rapporti tra le varie forze navali di nazioni differenti si mantengono sempre
            molto corretti, nonostante la differente visione politica dei loro comandanti.
            L’ammiraglio francese e Mundy si accordano persino nella pianificazione di
            una sbarco di fanti di marina delle proprie navi per un’eventuale operazione
            di polizia a terra in mancanza di un’evidente capacità locale di mantenere
            l’ordine in città. L’attività diplomatica del contrammiraglio inglese continua
            non solo con contatti con le mutevoli autorità locali, ma anche con il conte di
            Villamarina, rappresentante a Napoli del Governo di Torino ed efficace pro-
            tagonista dei mutamenti in atto. Solo all’inizio di Settembre   la situazione si
            chiarisce:  il Re borbonico lascia  la sua capitale per chiudersi a Gaeta e a
            mezzogiorno del 7 settembre Garibaldi entra in città accolto con gran giubilo
            da parte della popolazione. Mundy si reca subito personalmente a salutare il
            Dittatore ed è accolto con semplicità, ma con grande amicizia. Il giorno 11
            Garibaldi con un piccolo Stato Maggiore restituisce la visita sull’Hannibal,
            dove ha un lungo colloquio riservato con il Ministro Inglese Elliot, fedelmen-
            te riportato da Mundy nel suo libro. Non viene questa volta descritta la ceri-
            monia degli onori resi dagli inglesi a Garibaldi, ma propendiamo che nono-
            stante il riconoscimento ufficiale del suo ruolo siano stati quelli previsti per
            un Governatore.
               I rapporti tra l’amm. Mundy e Garibaldi continuano con reciproci atti di
            gentilezza sino al Novembre del 1860, quando entrato in Napoli il Re Vittorio
            Emanuele ci pare che le attenzioni britanniche si siano concentrate giusta-
            mente su quest’ultimo. Il 6 Novembre il Nizzardo fa l’ultima visita sull’Han-
            nibal, questa volta è quasi in borghese pur portando la consueta camicia
            rossa, non ha la spada a significare che non è più in carica e conferma la sua
            amicizia e gratitudine all’ammiraglio inglese e gli comunica che si allontane-
            rà da Napoli invitandolo ad andarlo a trovare a Caprera. L’11 Novembre
            l’ammiraglio inglese è ricevuto i  forma solenne a Palazzo Reale da Vittorio
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