Page 129 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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                addetti ai comandi. La mancanza di continuità di comando finiva così per
                inficiare sia la coesione organica tra gli uomini dello stesso reparto sia quella
                fra reparti di una stessa Grande Unità.


                Il rapporto di due a uno nel campo delle artiglierie non rende bene l’idea della
             netta superiorità di fuoco che avevano gli Austro-Tedeschi. La 14^ Armata infatti
             disponeva di mortai, obici e cannoni moderni, ad elevate prestazioni, dotati tutti
             di organi elastici e di una larga dotazione di munizioni. L’artiglieria italiana ave-
             va invece ancora in armamento numerosi pezzi antiquati, ad affusto rigido, con
             bocche da fuoco talvolta in ghisa o bronzo compresso, caratterizzate da gittate
             limitate e scarse cadenze di tiro. Gli Austro-Tedeschi, poi, poterono contare su
             un vasto impiego di granate con caricamento a gas, la cui composizione chimica
             era in grado di aver ragione dei filtri della maschera polivalente italiana all’epoca
             in dotazione. Nella conca di Plezzo, inoltre, i Tedeschi utilizzarono per la prima
             volta sul fronte italiano i cosiddetti Gaswerfer, con accensione elettrica in grado
             di lanciare in un’unica soluzione salve di bombe a caricamento chimico, che
             sterminarono in pochi minuti i difensori della prima linea italiana.


                Alla superiorità degli armamenti in dotazione, i Tedeschi soprattutto unirono
             un addestramento specifico al combattimento d’assalto e alla manovra in pro-
             fondità col ricorso alla tecnica dell’infiltrazione, copiata anche dagli Austriaci,
             che evitando di attaccare frontalmente le posizioni avversarie più forti tendeva
             ad aggirarle, incuneandosi attraverso i punti deboli della difesa, imprimendo un
             andamento travolgente all’avanzata, spingendosi temerariamente entro le linee,
             senza riguardo al collegamento con le proprie forze contermini e alle posizioni
             avversarie retrostanti ancora in efficienza che venivano sopravanzate. Nell’avan-
             zare, il grosso delle formazioni di fanteria era infatti preceduto da pattuglie larga-
             mente dotate di armi automatiche, incaricate di penetrare celermente all’interno
             del dispositivo, senza curarsi dell’allineamento coi reparti contermini, aggirando
             e colpendo sui fianchi e sul retro i reparti schierati. Questa tecnica d’attacco
             estremamente innovativa, messa in pratica contro i romeni, otterrà successi ecla-
             tanti anche nel corso del 1918 contro i franco-britannici sul fronte occidentale.
             L’azione si fondava su elevato addestramento, spirito d’iniziativa e ampia libertà
             di manovra lasciata ai comandanti dei minori livelli organici. Gli Italiani, abituati
             ad affrontare gli Austriaci, molto più metodici e poco inclini a mosse avventa-
             te, furono colti di sorpresa da queste nuove tecniche offensive, finendo travolti
             dalla superiore capacità manovriera dei reparti germanici. Questi ultimi, infine,
             dimostrarono grande audacia, non esitando a incunearsi in profondità nelle re-
             trovie italiane, con elevati ritmi di progressione, accettando il rischio di lasciare
             alle spalle forti reparti italiani appostati su quote dominanti. L’avanzata austro-
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