Page 134 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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                Era stata scelta, quale prima linea di resistenza quella del Tagliamento, ma
             poi si constatò la necessità di ritirarsi sino al Piave. Cadorna si era cautelato
             fin dal 1916 per il caso di un eventuale ripiegamento dalle posizioni del Carso
             verso la pianura veneta. Ultimo baluardo per la difesa della pianura padana era
             stato individuato nell’allineamento Grappa-Piave sui quali erano stato ordinati e
             attuati importanti lavori difensivi. Il Piave del resto era stato preso in considera-
             zione quale zona di radunata o linea di difesa anche dai predecessori di Cadorna,
             a cominciare dal Gen. Tancredi Saletta.
                Sulla linea del Tagliamento si portarono, seguendo l’alta valle del Piave, la
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             4  Armata e il Corpo della Carnia. Forti e salde retroguardie e le divisioni di ca-
             valleria diedero protezione al movimento dei resti della 2  Armata e dell’intera
                                                                 a
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             3  Armata, che correvano il grave pericolo di essere prevenuti e aggirati dal ne-
             mico, incalzante sul Tagliamento. Su questa linea fu imbastita una prima difesa,
             che resse l’urto dal 31 ottobre al 4 novembre e una seconda resistenza fu opposta
             sulla linea della Livenza, tenuta sino al giorno 8 novembre. Nella giornata del 9
             tutte le truppe superstiti avevano raggiunto la sponda destra del Piave, ricosti-
                                                                           a
             tuendo la saldatura tra il fronte trentino ed il settore di pianura. La 12  battaglia
             dell’Isonzo era finita.
                Nella mattina dello stesso giorno 9 il Generale Cadorna fu sostituito dal Ge-
             nerale Armando Diaz, provvedimento doloroso ma inevitabile per parecchi mo-
             tivi, per quanto Cadorna avesse guidato con mano sicura la ritirata al Piave,
             la fiducia del Governo e della Nazione nel generalissimo era ormai scossa; gli
             Alleati, infine, nel convegno tenutosi a Rapallo dal 5 al 7 novembre, avevano
             chiesto la sostituzione di Cadorna, subordinando al cambio del comandante in
             capo l’invio di alcune loro divisioni.
                Le perdite subite dagli Italiani furono molto gravi: oltre alla quasi totale di-
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             struzione della 2  Armata e della zona Carnia, si contarono 10.000 morti, 30.000
             feriti, 265.000 prigionieri,  350.000 sbandati, 3.000 pezzi di artiglieria,  1.700
             bombarde, 30.000 fucili, 22 campi d’aviazione perduti.


             Cause della sconfitta
                Sicuramente l’errato schieramento difensivo italiano, addensato troppo sulle
             linee avanzate, le seconde e terze linee di difesa furono lasciate quasi sguarni-
             te, facilitò la penetrazione avversaria. Si mancò di schierare preventivamente
             le riserve su posizioni fondamentali e facilmente difendibili come ad esempio
             la stretta di Saga. Si preferì, inoltre, presidiare le posizioni in quota, lasciando
             pochi e scarni reparti nei fondovalle, facilmente sbarrabili, dove invece si con-
             centrò lo sforzo offensivo nemico.
                Determinante fu anche la mancanza di costituzione di forti riserve a disposi-
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