Page 28 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             i primi assalti. Il giorno dopo, il giornalista Ugo ojetti, addetto al servizio di
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             propaganda, scrive alla moglie: “la guerra durerà fino a primavera” . È un’opi-
             nione diffusa, soprattutto tra i fanti della prima linea. Nelle stesse ore, leggendo
             i comunicati che giungono dal fronte, il tenente Nicolò Carandini prende carta
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             e penna e scrive alla famiglia:”ce ne sarà ancora per un bel pezzo” . E, in-
             vece, all’armistizio mancano solo pochi giorni. alcuni reggimenti dell’esercito
             austriaco continuano a combattere ostinatamente, qualcuno lo definisce un “eser-
             cito senza patria”. alle sue spalle, infatti, non c’è più nulla, solo uomini esausti.
             La guerra è perduta. Gli italiani hanno passato il piave e nelle retrovie austriache
             è il caos. ammutinamenti, diserzioni, soldati che gettano le armi e prendono la
             via di casa. Il lungo ritorno è iniziato. Non tutti, però, l’hanno capito. a Trento la
             convalescenza di Ernesto Sestan è appena finita. É un caporale, parla l’italiano,
             ma veste la divisa asburgica e ancora non sa che, di lì a poco, diventerà un sud-
             dito italiano. Il 1° novembre deve presentarsi alla guarnigione di Lambach, così
             raggiunge la stazione e prende il primo treno:

             superata Innsbruck cominciai a notare dei fatti straordinari, il treno cominciò
             a riempirsi di soldati senza biglietti, senza foglio di via, senza armi, senza equi-
             paggiamento. Dicevano che tornavano a casa, che la guerra era finita; molti
             si erano tolte le mostrine dei reggimenti (…) Un trentino mi disse che a Wels il
             reggimento a cui appartenevo era stato disciolto 5


                Il tenente di artiglieria austriaco Fritz Weber, che ha combattuto sul fronte ita-
             liano, ha raccolto i ricordi della disfatta in un libro intitolato La fine di un esercito.

             “Una vera e propria fiumana uscita dall’inferno di fuoco attraverso cento cam-
             minamenti, sentieri, campi, straripa sugli argini, si gonfia, sbocca impetuosa
             nelle strade: uomini, cannoni, automobili, cavalli, carri, e di nuovo uomini, uo-
             mini, uomini. (…) La fiumana, nella quale ci dobbiamo immergere, per fuggire,
             passa vicino a noi. Avanti dunque, soltanto avanti! Chi non può camminare è
             perduto, chi si piega sarà polverizzato, chi inciampa verrà gettato vivo nella
             tomba. La macina gigantesca degli stivali fangosi, degli zoccoli dei cavalli, delle
             ruote, coprirà le sue grida di aiuto e passerà sul suo corpo” 6

                Vediamo allora in questo filmato, le fasi conclusive del conflitto: la battaglia
             di Vittorio Veneto.


             3   Ugo ojetti, Lettere alla moglie (1915-1919), Firenze, Sansoni, 1964, p. 620.
             4   Nicolò Carandini, Il lungo ritorno, Udine, Gaspari, 2005, p. 215.
             5   Erenesto Sestan, Memorie di un uomo senza qualità, Firenze, Le Lettere, 1997, p. 143.
             6   Fritz Weber, La fine di un esercito. Tappe della disfatta, Milano, Mursia, 1965, pp. 273, 302-
                 303.
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