Page 33 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             te questo tardivo risveglio, la dimensione politica, sebbene costante, è sempre
             stata dimenticata o confinata in secondo piano per privilegiare l’aspetto militare.
             allora quale fu l’aspetto più importante, quello militare o quello politico ?
                È possibile proporre alcune risposte a questa dialettica politico-militare grazie
             a archivi notevoli e di una grande diversità. Da una parte la corrispondenza tra il
             Gran Quartier Generale e il Comando Supremo e tra i capi di governo, francesi e
             italiani (philippe pétain, Ferdinand Foch, Georges Clemenceau, armando Diaz e
             Vittorio Emanuele orlando) è disponibile all’archivio dell’Ufficio Storico dello
             Stato Maggiore dell’Esercito (aUSSME) a Roma, al Service Historique de la
             Défense (SHD) a Vincennes, nei ministeri degli affari esteri francese e italiano.
             Da un’ altra parte sono a disposizione del ricercatore i quotidiani francesi e italia-
             ni, alcune memorie di esponenti francesi (Ferdinand Foch, Henri Mordacq, abel
             Ferry, Raymond poincaré) e italiani (Vittorio Emanuele pittaluga, Vittorio Sirca-
             na, Vittorio Emanuele orlando, Ricciotti Garibaldi jr), i dibattiti parlamentari, il
             controllo postale francese e quello italiano creato in Francia nell’aprile 1918. Di
             fatto, tutti questi documenti permettono di affrontare l’argomento al crocevia tra
             storia militare, politica, diplomatica, sociale e culturale, almeno sotto tre aspetti:
             il primo in cui l’aspetto politico supera quello militare, il secondo in cui il milita-
             re supera il politico e il terzo in cui aspetti militari e aspetti politici si incrociano
             tra memoria militare e gioco politico.

             L’aspetto politico supera il militare
                I francesi avevano pregiudizi negativi rispetto agli italiani fin da Caporetto
             mentre migliaia di poilus francesi combattevano in Italia fin da novembre 1917.
                In effetti, durante l’inverno 1917-1918, il trauma di Caporetto esasperò gran
             parte dei francesi. Il presidente del Consiglio Georges Clemenceau, il presidente
             della Repubblica Raymond poincaré, il futuro comandante delle forze alleate Fer-
             dinand Foch e il comandante delle armate francesi philippe pétain disprezzavano
             il comando italiano. abel Ferry, vicinissimo a Clemenceau, (al potere dal no-
             vembre 1917), e che fu spedito in Italia per cercarvi mano d’opera, rimproverava
             per esempio al re Vittorio Emanuele III un aspetto modesto, troppo umile, quasi
             « simple », cioè stupido (facendo un gioco di parole) e secondo lui, armando Diaz
             aveva l’aspetto di un ministro borghese invece di un gran capo di guerra . Tra le
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                 italiani sul fronte occidentale nel diario del ten. Giacomo Tortora e in altri documenti
                 inediti, Quaderni della società storica per la guerra bianca, 9-10, Gaspari, Udine, 2007,
                 255 p. ; FICINI SILVIo, La grande guerra del nazionalista Gualtiero Castellini. Dalle
                 Dolomiti all’adamello e dall’Isonzo al Grappa, prefazione di alberto Monticone, Qua-
                 derni della società storica per la guerra bianca, 11, Gaspari, Udine, 2008, 222 p. ; NICoT
                 JEaN, Les poilus ont la parole. Lettres du front : 1917-1918, Complexe, Bruxelles, 1998,
                 592 p.
             6   FERRY aBEL, Carnets secrets 1914-1918, Grasset, parigi, 2005, pp. 272-273 e 279.
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