Page 36 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
P. 36
36 il 1918. la Vittoria e il Sacrificio
za di effettivi, incremento delle truppe tedesche arrivate dal fronte russo, offen-
siva nemica prevista sulla Somme e in Champagne per la primavera). Ma erano
16
lucidi e pragmatici (difendere l’Italia significava evitare una pace separata) a
condizione tuttavia di ricevere in cambio truppe italiane almeno per effettuare
lavori di difesa. In effetti, pétain aveva bisogno di una mano d’opera molto nu-
merosa perché, per bloccare l’offensiva tedesca con effettivi insufficienti, la sua
direttiva n° 4 del dicembre 1917 imponeva una strategia di difesa elastica su tre
17
linee fortificate organizzate in profondità, su una ventina di chilometri . però le
truppe coloniali, i lavoratori cinesi, i prigionieri non bastavano per scavare trin-
cee, fare opere in calcestruzzo, caricare e scaricare i treni, riparare autoveicoli
e aerei. poichè c’erano 100 000 poilus in Italia, e dato che occorreva un tipo
di lavoratori conforme all’immaginario francese del’immigrato italiano, l’aiuto
italiano apparve ovvio. Così pétain pretese in un primo tempo 100 000 lavoratori
18
militari poi si accontentò di 70 000 lavoratori (CoMI e TaIF) , non attenendosi
al principio di reciprocità. Quando nella primavera 1918, a causa degli attacchi
tedeschi nella Somme in marzo, il GQG lasciò un solo corpo d’armata in Italia e
due squadriglie dell’aeronautica (20 aerei), richiamando quattro divisioni fran-
cesi (mentre gli Inglesi facevano lo stesso per due divisioni), pétain ottenne un
corpo d’armata italiano (il II CaI) mentre un gruppo di bombardamento italiano
era già sul territorio nazionale da gennaio.
Non fu tuttavia facile. Il nuovo comandante Diaz e il presidente del Consiglio
orlando rimasero ostili a lungo, avevano bisogno anche loro di mano d’opera e
di soldati. Ma le considerazioni politiche vinsero. Bisognava cancellare il trauma
di Caporetto all’estero mostrando che l’Italia poteva ancore combattere. Biso-
gnava contribuire alla guerra comune rafforzata dopo Caporetto con il Consiglio
superiore della Guerra e con un fronte oramai dal mare del Nord all’adriatico.
Inoltre Diaz poteva sbarazzarsi di migliaia di feriti e malati, sperando anche di
recuperare gli artiglieri spediti in Francia nelle TaIF quando la sua artiglieria sa-
19
rebbe stata riorganizzata sul Piave . però non volle mai abbandonare il controllo
delle sue truppe. Così, questi militari ausiliari e combattenti (CoMI, TaIF e II
CaI) partirono dall’Italia in unità costituite e sotto comando italiano.
In queste condizioni, per superare i pregiudizi negativi e il pragmatismo del
principio di reciprocità, francesi e italiani elaborarono una propaganda politica
16 MoRDaCQ HENRI, Le ministère Clemenceau, journal d’un témoin, t. I : « novembre
1917-avril 1918 », plon, parigi, 1930, pp. 2 e 109-110.
17 pEDRoNCINI GUI, pétain…, pp. 110-184 e 210-230.
18 HEYRIES HUBERT, Les travailleurs militaires italiens…, op. cit., pp. 50-53.
19 Ibid., pp. 54, 64-65 ; id., Les garibaldiens de 14. Splendeurs et misères des Chemises
rouges en France de la Grande Guerre à la Seconde guerre mondiale, Serre, Nice, 2005,
p. 298 ; MINISTERo DELLa DIFESa, L’esercito italiano…, 7-2 (narrazione), op. cit.,
p. 312.