Page 421 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
P. 421
Prefetto di Palermo
organizzativa riconosciuta da tutti al Prefetto DALLA CHIESA e, dall’altra, assolutamente vero-
simile – quanto meno come spiegazione “ufficiale” fornita all’interno del sodalizio – e ben atto a
fondarne la sua condanna a morte. Di contro, rileva la Corte che poco interesse può avere, in questa
sede, accertare se effettivamente l’uccisione del Generale sia stata determinata solo dal timore dei
futuri pericoli che la sua azione avrebbe rappresentato per Cosa Nostra, ovvero se dietro a tale
motivazione ufficiale vi fossero altre inconfessabili ragioni. Si può, senz’altro, convenire con chi
sostiene che al riguardo persistano ampie zone d’ombra, concernenti sia le modalità colle quali
il Generale è stato mandato in Sicilia (praticamente da solo e senza mezzi) a fronteggiare il feno-
meno mafioso, forse negli anni in cui il sodalizio Cosa Nostra ha potuto esercitare nel modo più
arrogante ed incontrastato l’assoluto dominio sul territorio siciliano; sia la coesistenza di specifici
interessi – anche all’interno delle istituzioni – all’eliminazione del pericolo costituito dalla deter-
minazione e dalla capacità del Generale. In tal senso, non potendosi omettere che il programma
d’intenti manifestato dal Generale, nel momento dell’accettazione dell’incarico (avuto particolare 417
riguardo all’avviso – rivolto a quelle forze politiche che il DALLA CHIESA riteneva colluse alla
mafia – che “non avrebbe guardato in faccia nessuno”); non poteva non suonare come un chiaro
campanello d’allarme per chi all’epoca traeva impunemente quanto illecitamente vantaggio dai
rapporti tra la mafia e la politica, soprattutto nello specifico mondo degli appalti.