Page 417 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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Prefetto di Palermo
che poi, sul piano dell’intervento, se è necessaria ad esempio un’operazione di Polizia
a Pordenone, non spetta a dalla Chiesa guidarla».
A complicare le cose, proprio quando sembravano essersi cristallizzate su una posizio-
ne di compromesso, giunsero le dichiarazioni del Sottosegretario di Stato all’Interno,
Angelo Maria Sanza: «La lotta alla criminalità va coordinata a livello centrale e non
vi può essere un coordinamento che parta dalla periferia. Dalla Chiesa non può ave-
re a Palermo compiti che sono propri degli organi centrali, ovvero del Comitato di
coordinamento dell’ordine e della sicurezza nazionale e delle strutture specializzate
della Criminalpol» .
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Il titolo del seguito dell’articolo in seconda pagina Dalla Chiesa ci informi sembrava
addirittura sconfessare quanto dichiarato dal Ministro dell’Interno. Da collettore
delle informazioni a trasmettitore delle informazioni alla Criminalpol!
Sull’edizione di mercoledì 1° settembre , il Capogruppo del Pci all’Assemblea Re- 413
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gionale Siciliana, Michelangelo Russo, una delle voci più attive sulla concessione dei
poteri di coordinamento nazionale antimafia, dichiarava: «Si tratta solo di fare per
la mafia ciò che si è fatto per il terrorismo. E per questo chiediamo una struttura
nazionale capace di muoversi con agilità. Deve coordinarla dalla Chiesa? Diciamo
che dalla Chiesa è uno degli uomini che coglie i nessi politici del fenomeno e, forse
per questo, c’è molto imbarazzo negli ambienti democristiani».
Ciò che i cittadini onesti di Palermo, quelli ai quali quella sera stessa sembrerà di
vedere morire la loro speranza, venerdì 3 settembre 1982 leggeranno sui quotidiani
della loro città che, mentre il Prefetto dalla Chiesa non chiedeva altro che ottenere gli
strumenti speciali per affrontare Cosa Nostra, le Istituzioni nazionali e regionali orga-
nizzavano ben tre riunioni collaterali sul tema della sicurezza pubblica palermitana
che dimostravano, una volta di più, l’inderogabilità di un potere di coordinamento
unitario e sincronizzato.
Nella serata del 2 settembre si era infatti riunito, a Palazzo dei Normanni in Palermo,
il Comitato di solidarietà civile per la lotta contro la mafia, istituito all’indomani
dell’omicidio di Pio La Torre e di Rosario Di Salvo, presieduto dall’On. Lauricella,
al termine del quale il Capogruppo comunista all’Ars, non condividendo il cauto
ottimismo di D’Acquisto e di Rognoni, aveva dichiarato: «Basta leggere i giornali.
In una sola giornata ci sono state tre riunioni: quella con Formica e questa del Co-
mitato qui a Palermo, quella della Criminalpol a Roma. È sotto gli occhi di tutti la
necessità di un coordinamento e di una direzione nazionale della lotta alla mafia. E
non credo che la strada sia questa» .
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Nella mattinata della stessa giornata, il ministro delle Finanze Rino Formica, durante
una conferenza stampa organizzata presso il Comando della Guardia di Finanza
di Palermo, dopo un incontro in Prefettura con il Gen. dalla Chiesa, parlava di
«mappa aggiornata del fenomeno mafioso che si esprime in attività economiche e
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finanziarie» .
Sempre in mattinata, ma a Roma, il Capo della Polizia di Stato convocava tutti i Capi delle
Squadre Mobili del Paese per fare un punto della situazione sul contrasto alla criminalità
organizzata. Un articolo, dal titolo assai eloquente Ma chi coordinerà la lotta alla mafia? La
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polizia in sottile polemica con dalla Chiesa , riportava delle dichiarazioni del Capo della Polizia
e del Capo della Criminalpol che ribadivano che il coordinamento dell’intelligence, cioè
della struttura informativa per la lotta contro la mafia e la criminalità organizzata, non
34 Tratto dal «Giornale di Sicilia» di domenica 29 agosto 1982.
35 Tratto dal «Giornale di Sicilia» di mercoledì 1° settembre 1982.
36 Tratto dal «Giornale di Sicilia» del 3 settembre 1982.
37 Tratto da «L’Ora», edizione pomeridiana del 2 settembre 1982.
38 Tratto dal «Giornale di Sicilia» del 3 settembre 1982.