Page 418 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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alfonso manzo
sarebbe stata affidata al Prefetto di Palermo, Carlo Alberto dalla Chiesa, contrariamente
a quanto aveva sostenuto il ministro dell’Interno Rognoni.
Sembrava una competizione a prendere le distanze dal Prefetto di Palermo, ad andare
in ordine sparso. Solo il suo spirito indomito gli avrà dato la forza di restare al suo posto!
A questo punto, i giochi erano fatti. La tempesta perfetta stava per abbattersi su Villa Whi-
taker e sul suo inquilino più nobile. Tornano alla mente, ancora una volta, le parole che
avava affidato a Giorgio Bocca: «Credo di aver capito la nuova regola del gioco: si uccide
il potente quando avviene questa combinazione fatale, è diventato troppo pericoloso ma
si può uccidere perché è isolato».
I giornali del 4 settembre 1982 furono interamente dedicati al massacro avvenuto poco
dopo le 21 della sera prima. Abbiamo scelto di non riportare l’analisi della stampa di
quel giorno così come dei giorni successivi. Come pure non intendiamo raccontarvi dei
414 funerali solenni officiati nella Cattedrale di Palermo dal Cardinale Salvatore Pappalardo
né delle altre cerimonie funebri celebrate a Milano e a Parma. Lo facciamo perché ci
piace credere che l’Operazione dalla Chiesa non si sia mai conclusa e che la speranza dei
cittadini palermitani sia più viva che mai.
Con una sola eccezione, l’articolo che il Direttore emerito de «L’Ora», Vittorio Ni-
sticò, pubblicò il 4 settembre 1982, dal titolo Ma qualcuno deve pagare merita, da solo,
di essere riportato integralmente:
Assassinando il Generale dalla Chiesa, assieme alla giovane moglie e all’Agente di scorta,
la mafia ha alzato il tiro a un livello mai prima raggiunto, ha dato prova della sua determi-
nazione a colpire, costi quel che costi, anche le sfere contro cui non aveva mai osato. Pareva
che il punto culminante dei suoi truci attentati fosse stato toccato con l’assassinio di La Torre,
uomo del Parlamento e capo del maggiore partito della sinistra siciliana. Stavolta è toccato al
prestigioso servitore dello Stato, che in rappresentanza e nell’intervento dello Stato era venuto
a Palermo con il preciso compito di combatterla. Ma come scrivemmo per La Torre, non
sono tanto i simboli che interessano alla mafia, a questi spregevoli organizzatori di assassinii.
Ha ucciso dalla Chiesa per eliminare l’ostacolo più incombente e pericoloso ch’essa era ve-
nuta a trovarsi ormai sulla sua strada, un rappresentante dell’autorità statale che mostrava
di avere prima di tutto, e in misura eccezionale, le doti per portare fino in fondo una guerra
senza quartiere al terrorismo mafioso.