Page 122 - Carte Segrete dell'Intelligence Italiana il S.I.M. in archivi stranieri
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statali, i luoghi che potevano contenere materiale di interesse informativo, gli
uffici stranieri e le Agenzie di vario genere, specialmente quelle di navigazione
da sempre ritenute Centri informativi sotto copertura. Al momento di pene-
trare in questi edifici bisognava porre attenzione a possibili mine o trappole
esplosive. Una squadra apposita doveva pertanto entrare e aprire il varco,
soprattutto in quelle sedi che molto probabilmente contenevano informazioni
tedesche e giapponesi di rilevanza operativa, non eliminati integralmente dai
nemici in fuga che avrebbero potuto predisporre nei fabbricati dei dispositivi
destinati a causare ulteriori perdite alle truppe avanzanti.
Primo compito della I.C.U. n. 1 era quello di coordinare la ricerca e lo sfrut-
tamento delle informazioni nell’Italia di nord-ovest, che includeva le città di La
Spezia (primo obiettivo), Genova, Torino, Milano, Brescia e la regione del lago
di Garda. Per sfruttamento delle informazioni si intendeva la requisizione e la
custodia dei documenti, archivi, dati tecnici, materiali generici, schedari (quelli
che hanno permesso di poter studiare quei documenti cinquanta anni dopo);
ovviamente era intesa anche la cattura fisica del nemico e di simpatizzanti del
passato regime, per i quali era stato stilato un attento elenco, città per città,
con gli indirizzi, i numeri di telefono, l’indicazione degli amici dove potevano
rifugiarsi, etc....
D’interesse anche il metodo seguito: gli obiettivi delle varie città dovevano
essere raggiunti, in relazione alla situazione tattica, sia singolarmente sia si-
multaneamente; mentre gli I.C.U. in avanzata erano posti sotto il comando di
un Quartier Generale avanzato, i documenti requisiti dovevano essere esami-
nati solo in un Quartiere Base, la cui prima sede era prevista a Firenze, dove era
possibile condurre in modo approfondito verifiche e interrogatori.
Alle unità I.C.U. competenti sarebbero stati indicati quelli che venivano
chiamati ‘bersagli’, fabbricati o persone, ritenuti d’interesse informativo, che
dovevano essere ‘attaccati’ come se si fosse trattato di condurre una operazio-
ne militare.
In seguito, l’accesso agli obiettivi occupati sarebbe stato permesso solo a chi
aveva un lasciapassare dell’I.C.U competente per quella zona specifica o una
autorizzazione del Comandante dell’I.C.U. n. 1: unica eccezione i gruppi delle
truppe operanti addetti alla logistica per le riparazioni, che potevano avere
libero accesso ai centralini telefonici e alle stazioni radio, sempre però con ri-
chiesta scritta dell’Ufficio Comunicazioni del Comando di zona.
Era previsto che prima dell’occupazione di La Spezia il campo avanzato
dell’I.C.U. n. 1 doveva avere la sua sede a nord di Pisa, dove avrebbero dovuto
concentrarsi gli organi informativi in attesa dell’avanzata e dell’occupazione
delle città nelle quali si presumeva dovessero stabilirsi. In seguito, tutti i Ser-
vizi in sede campale avrebbero usato, come prima base, quella del Comando
I.C.U. di La Spezia. I rappresentanti dei Servizi dei vari I.C.U. dovevano fare
riferimento per qualsiasi necessità al Comando I.C.U. n. 1, che aveva la War
Room pronta a risolvere anche i problemi logistici dei Gruppi.
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