Page 111 - I 100 anni dell'elmetto italiano 1915-2015 - Storia del copricapo nazionale da combattimento
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ANNI VENTI 111
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N.B. – Dovrà evitarsi la distribuzione di oggetti di nuovo modello prima che siano esauriti
quelli ora in adozione esistenti nei magazzini.
In una delle prossime dispense del G.M. verranno pubblicati i disegni e le dimensioni dei
principali oggetti di nuova adozione».
Nonostante, come abbiamo visto, la circolare 695 avesse limitato molto queste disposizioni,
bisognerà attendere quanto normato dalla circolare 656 del 29 dicembre 1921, per avere l’indi-
cazione di nuovi fregi in metallo ossidato. La disposizione annunciò poi la successiva uscita di
«24 tavole grafiche pubblicate a parte». Esse però non sarebbero mai state elaborate, sotto nes-
suna veste ufficiale. In compenso alla circolare 656 vennero allegate quattro pagine del Nomen-
clatore del materiale dei servizi amministrativi (Categoria 1ª-Sezione B ed E), che andavano a
sostituire le omologhe voci precedenti. In questo modo, nonostante la disposizione si limitò ad
essere poco più che un mero elenco di prezzi, si riesce a comprendere qualcosa in più dei nuovi
fregi per l’elmetto. Questi erano confezionati in lastra d’ottone spazzolato o argentato, dello
spessore di 4/10. Erano forniti sul dietro di due linguette dello stesso metallo, distanti tra loro
35 mm. Esse si applicavano sul frontale della calotta, tramite due fori appositi, e si ripiegavano
verso l’esterno in modo simile al metodo francese.
Restavano in vigore tutte le disposizioni circa i numeri impressi all’interno del tondino,
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riguardanti l’identificazione del reparto, o la croce di Savoia. Rispetto a quanto espresso fa-
cevano eccezione i fregi da dirigibilisti, aviatori e automobilisti, nei quali il dirigibile, l’elica e
l’automobile dovevano essere di lastra alpacca dello spessore di 2/10, con gambe di fermo al
fregio in filo di rame. I primi esemplari vennero prodotti dall’Opificio militare di Torino. Tut-
tavia fu data una certa libertà ai singoli reparti di utilizzare fregi succedanei a consumazione,
prelevando presso i propri magazzini. L’unica raccomandazione fu quella che i sostituti non
fossero troppo differenti da quanto prescritto nella circolare vigente. 194
Altre varianti vi furono nei mesi successivi tra cui: disco rosso e numero giallo per fanteria
presidiaria; disco nero e croce bianca su fregio di fanteria per il personale di governo; ruota
dentata sormontata da due ali sovrapposte con la cornetta del numero di reggimento per il rag-
gruppamento trasporti; disco bianco e croce rossa all’interno di una stella coronata per la sanità;
disco blu e numero giallo all’interno della stella coronata per la sussistenza. 195
Queste articolate precisazioni tuttavia non avevano molto di coerente con l’assetto generale
dato all’impianto uniformologico della Forza Armata. Come si è detto nella trattazione genera-
le, il Consiglio dell’Esercito nell’ottobre del 1922 non aveva ancora certificato in modo pieno il
ruolo simbolico dell’elmetto. Per di più abbiamo visto la parabola dell’idea di ritornare ai fregi
dipinti, messa alla fine in soffitta per ragioni di opportunità e costi, nonostante venisse ribadito
il valore balistico dell’integrità fisica della calotta. Some si vedrà, sarà un argomento che tor-
nerà con i nuovi modelli degli anni Trenta, non senza ulteriori eccezioni e infrazioni.
Tornando invece alla realtà della metà degli anni Venti, nuove precisazioni sui fregi sareb-
bero arrivate con la circolare n. 456 del 3 settembre 1925. Essi venivano agganciati all’elmetto
con due doppi gambi d’ottone saldati sul rovescio a cm 3,5 l’uno dall’altro, in verticale, mentre
sul fregio dei bersaglieri erano applicati orizzontalmente. Venne determinato poi che la fanteria,
193 A. Viotti, Uniformi e distintivi dell’Esercito italiano fra le due guerre 1918-1935, op. cit., tomo I, pp. 103, 473.
194 E. Bossi-Nogueira, L’elmetto Italiano 1915-1971, op. cit., p. 12.
195 A. Viotti, Uniformi e distintivi dell’Esercito italiano fra le due guerre 1918-1935, op. cit., tomo I, pp. 475-476.

