Page 108 - I 100 anni dell'elmetto italiano 1915-2015 - Storia del copricapo nazionale da combattimento
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108 I 100 ANNI DELL’ELMETTO ITALIANO 1915 - 2015
È interessante poi citare la disposizione del 28 maggio 1931. Essa si preoccupò di razio-
nalizzare a livello amministrativo le parti costituenti il manufatto finito. Infatti fino ad allora,
essendo l’elmetto composto di parti metalliche e parti di cuoio, i corpi e gli enti depositari le
registravano in scritture di carico e contabilità diverse tra loro. All’interno di un comparto nor-
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mativo, che poco dava importanza agli elmetti, si decise di passare i soggoli e le cuffie dal
gruppo A a quello C:
«Le attuali modalità di acquisto e collaudo dei soggoli e cuffie suddette, da parte degli organi
competenti del servizio di commissariato, restano in vigore.
In attesa che siano apportate le conseguenti aggiunte e varianti al “Modello per gli inventari
del materiale di artiglieria e genio” ed al “Nomenclatore dei materiali dei servizi logistici”, le
parti dell’elmetto saranno prese in carico con la seguente nomenclatura ed al prezzo al fianco
di ciascuna voce indicato:
VI – 1580 Elmetto metallico (parte in metallo, escluso il fregio) L. 13,--
VI – 1509 Cuffia di elmetto metallico L. 2,80
VI – 1510 Soggolo di elmetto metallico L. 1,--
VI – 1511 Elmetto metallico completo di cuffia e soggolo (escluso il fregio) L. 16,80». […]
«I fregi, invece, essendo eguali a quelli regolamentari, per copricapo di parata e di libera
uscita, continueranno a far parte del gruppo A». 190
Una volta entrati nel nuovo decennio, che per il Regime fascista sarà imperiale e totalitario,
sembrò giunto il momento di mandare in pensione il vecchio elmetto della Grande Guerra.
Rimandando alla prosecuzione della narrazione i particolari, si può sinora accennare che le
varie versioni dell’Adrian italiano, nonostante il tentativo di superarlo, ebbero una vita ancora
piuttosto articolata per altri quindici anni in pace e in guerra. Se nei primi anni Trenta esso fu
sospeso, per fare posto alle nuove calotte nazionali modello 31 e derivati, i 15 e i 16 non di-
vennero subito dei rottami. Innanzitutto continuarono ad essere dotazione per le unità volonta-
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rie della Milizia Artiglieria Contraerei (nota in modo improprio con l’acronimo D.I.C.A.T.),
come pure dell’equivalente Unione Nazionale Protezione Antiaerea (U.N.P.A.) ancora fino
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alla Seconda guerra mondiale. Inoltre particolari esigenze, anche sin troppo frequenti, come
quelle relative al conflitto civile spagnolo o quelle durante il successivo mondiale, costrinsero le
amministrazioni militari a recuperare qualsiasi residuato bellico potesse essere impegnato per
l’occasione. E’ così che si avranno testimonianze di Adrian ex francesi (anche modello 1926) o
italiani ancora fino al 1945.
189 Nessun cenno in Ministero della Guerra, Modello per gli inventari del materiale d’Artiglieria, del Genio ed
Automobilismo. Tariffe. Volume II, Materiali delle categorie III, IV, V e VI, Istituto poligrafico dello Stato,
Roma 1931.
190 Circolare n. 265 del 28/5/1931 del Giornale Militare.
191 La Milizia Artiglieria Contraerea venne fondata nel 1927 con personale costituito da mutilati, invalidi, anziani
e adolescenti, non ancora chiamati alla leva. Negli anni cambiò spesso nome e organizzazione, ma le funzioni
rimasero quasi immutate fino al 1943.
192 L’U.N.P.A. venne fondata a Milano nel 1934 su base volontaria. Dal 1936 divenne parastatale, nel 1940 fu
militarizzata, mentre nel 1941 passò alle dipendenze del ministero dell’Interno.

