Page 125 - I 100 anni dell'elmetto italiano 1915-2015 - Storia del copricapo nazionale da combattimento
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ANNI VENTI 125
Reali Carabinieri
Durante la trattazione sull’epoca postbellica, non è stato affrontato il discorso sull’Arma
dei carabinieri. Rispetto alle altre componenti dell’Esercito, in fatto di elmetti essa fa scuola a
sé, visto che di massima il copricapo metallico, come per il caso della Marina aveva un ruolo
di mobilitazione, equipaggiamento esclusivo per i militari impegnati al fronte. Introdotto nel
1917, già nei primi anni Venti venne di molto sottodimensionato. L’ormai nota circolare 614 del
1920, che non faceva differenze sostanziali tra Carabinieri e altre armi dell’Esercito nella tenuta
della Vittoria, espresse poche norme specifiche, già citate nel paragrafo generale. Tra queste
l’elmetto era d’obbligo anche per gli ufficiali dei RR.CC.: con l’uniforme ordinaria grigia (co-
lore introdotto per ragioni economiche) in caso di servizi armati; con la grande uniforme nelle
circostanze ad essa destinate, salvo essere facoltativo fuori servizio. Anche qui venne precisato
che l’elmetto di guerra era ancora quello regolamentare, in attesa della ventilata introduzione
di quello alleggerito. Il punto specifico per l’Arma fu che, con la circolare 331 del 1923, il
nuovo ministro Diaz con l’introduzione per tutti della tenuta turchina sanzionò la fine di quella
grigio-verde, lasciandola per gli ufficiali fino al 31 dicembre 1924. Viotti, facendo un’attenta
comparazione tra normativa e fotografie, conclude però che tale prescrizione venne ampia-
mente disattesa, probabilmente anche per la mancata distribuzione a tutti dei nuovi capi scuri.
In questo modo la tenuta grigio-verde rimase in uso ancora per alcuni anni, prima di essere
reintrodotta per i reparti mobilitati in occasione dello scoppio della Seconda guerra mondiale. 203
La normativa del 1925 sui fregi degli elmetti non menzionò l’Arma, lasciando di fatto per i
carabinieri, che indossavano ancora l’elmetto, il presupposto di continuare ad utilizzare l’inse-
gna bellica. In questo clima, si arrivò dunque al Regolamento del 1927, che sancì l’abolizione
della tenuta grigio-verde per l’Arma. L’elmetto rimase per la Piccola uniforme dei sottufficiali e
della truppa, «nei servizi di ordine pubblico e ogni qualvolta sia ritenuto opportuno». Sempre
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quell’anno uscì la già citata circolare 800 del 30 aprile, relativa alle nuove norme sulle dotazioni
di pace e di guerra dei vari corpi, armi e specialità dell’Esercito. In essa veniva citato l’elmetto
sia per militari a piedi che a cavallo per i carabinieri mobilitati. Il copricapo metallico sarebbe
stato in uso esclusivamente nei servizi di prima linea o ad immediato contatto con essa. Quando
il militare indossava il cappello, doveva essere invece trasportato al seguito con borsa di tela da
viaggio. In tempo di pace l’elmetto era stato invece abolito. In questo modo nel Regolamento
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del 1931 esso non venne menzionato, ma vale la pena anticipare che nelle tavole, pubblicate nel
1934 per il «nuovo tipo», vi fu l’indicazione anche del fregio per carabinieri. Non sarebbe mai
stato utilizzato ufficialmente o quanto meno non sarebbe dovuto esserlo dopo il 1938, quando
venne reintrodotto l’elmetto per l’Arma nella sua veste brunita con un nuovo fregio, molto più
grande. Non fu così. Cercheremo di darne una spiegazione a tempo debito.
M.V.S.N.
Se in tempo di guerra l’elmetto era stato in uso (anzi d’obbligo) nelle zone interessate ai
combattimenti, nel 1923 venne prescritto come accessorio per i servizi di ordine pubblico con
203 A. Viotti, Uniformi e distintivi dell’Esercito italiano fra le due guerre 1918-1935, op. cit., tomo I, pp. 490-491,
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204 Ibidem, p. 511.
205 Ibidem, pp. 513-516.

