Page 126 - I 100 anni dell'elmetto italiano 1915-2015 - Storia del copricapo nazionale da combattimento
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                                                                    (1923)


               i fregi dell’arma o del corpo. La coincidenza con l’affermazione della Milizia Volontaria per la
               Sicurezza Nazionale probabilmente non fu un caso, confermando una certa conflittualità con
               le altre forze di Polizia, visto che contestualmente la Regia Guardia veniva prima soppressa e
               poi trasformata, mentre il braccio armato della Rivoluzione diveniva Forza Armata dello Stato.
                  Come giustamente commenta Viotti, dopo una graduale (e tardiva) adozione della camicia
               nera le prime uniformi della Milizia risultarono determinate dall’improvvisazione e dall’arbitrio
               personale; in sostanza poco più che vestiti domenicali per esibizionisti. Il tal caso la normativa
               del 1923,  nonostante fosse elastica e lacunosa, in fatto di elmetti espresse indicazioni precise.
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               Ormai ripulite le camicie nere dalla loro veste irregolare, la governativa M.V.S.N. iniziò quindi
               a portare in forma ufficiale l’elmetto della Vittoria al pari dell’Esercito, come a certificare che
               i suoi componenti erano figli anch’essi della trincea. Non venendo specificato nulla in fatto di
               tonalità, si diede per scontato che esso fosse grigio-verde. Non facendo particolare differenza
               tra ufficiali e truppa, esso sarebbe stato dotazione dell’uniforme ordinaria nei servizi di ordine
               pubblico, mentre con la grande uniforme veniva portato sotto le armi. 207
                  Solo alla fine del decennio sarebbe stato ufficializzato invece il colore nero per l’elmetto, nel
               frattempo tornato in auge in forma spontanea, ripristinando la cromia caratterizzante le squadre
               fasciste ante-Marcia. Di pari passo con ciò che stava accadendo nell’Esercito nel Regolamento
               del 1931 si andò a certificare questa e altre diverse introduzioni, fino ad allora ufficiose o sem-
               plicemente sparse in disposizioni e circolari sciolte. Il Regolamento specificò che all’elmetto
               non si applicavano distintivi di grado.  Esso si indossava sempre nella grande uniforme quan-
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               do sotto le armi, ossia nelle solennità militari o nazionali (per esempio in presenza dei dignitari


               206 F.d.O. 17/2/1923, Dispensa 1, Notiziario e R.D.L. n. 831 dell’8/3/1923;  A. Viotti, Uniformi e distintivi dell’E-
                   sercito italiano fra le due guerre 1918-1935, op. cit.,  tomo I, p. 590.
               207 Ibidem, pp. 592-593.
               208 Comando Generale della M.V.S.N., Regolamento sull’uniforme e istruzione sulla divisa della M.V.S.N., Istitu-
                   to poligrafico dello Stato, Roma 1931, pp. 25, 41, 46.
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