Page 144 - I 100 anni dell'elmetto italiano 1915-2015 - Storia del copricapo nazionale da combattimento
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144 I 100 ANNI DELL’ELMETTO ITALIANO 1915 - 2015
[Adrian], abbastanza leggero, ma di limitata resistenza alla penetrazione. L’elmetto tipo Lipp-
mann è lo stesso che adoperarono i nostri soldati alla fronte e tuttora in uso nel nostro esercito,
ad esso possono essere applicate due appendici laterali, dette paraorecchie per proteggere la
regione zigomatica.
Sono attualmente in esperimento nuovi tipi di elmetti di produzione nazionale». 222
E’ così che per idea dell’ingegner Nicola Leszl (italianizzato in Lezi) nacque il modello 33:
l’elmetto più longevo della storia nazionale. Come è stato accennato, all’inizio non ebbe subito
questo nome. L’introduzione fu disciplinata nel novembre del 1934, quando venne generica-
mente identificato con il termine «nuovo tipo», creando non pochi fraintendimenti, visto che
anche il modello 31 era chiamato allo stesso modo. Le complicazioni non finirono qui, visto
che in alcuni fascicoli venne annoverato tra i materiali di buffetteria, mentre in altri tra quelli
delle armi portatili. Il Giornale Militare lo inventariò alla categoria VI con il numero tipologico
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3203. Contemporaneamente nell’edizione del 1934 del Catalogo dei materiali del gruppo
C (servizi di Artiglieria, Genio, Automobilismo e Chimico) al V volume – III categoria (Armi
portatili, loro parti e accessori), vennero riportati in ordine alfabetico tutti i componenti dei
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diversi modelli di elmetti e i relativi dati essenziali, comprensivi di prezzo. Come annota con
precisione Bosi il suddetto Catalogo venne negli anni aggiornato, con le tradizionali bandelle
cartacee incollate negli spazi vuoti, e solo in un secondo tempo si uscì dall’equivoco di conti-
nuare a non chiarire meglio quali fossero le due versioni di «nuovo tipo». Bisognerà invece
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attendere l’edizione 1935 del Modello per gli inventari del materiale d’Artiglieria, del Genio
ed Automobilismo, dove nella categoria «Buffetterie», elencando sia il manufatto completo, che
le parti singole dal numero d’ordine 3202 al 3216, si ebbe per la prima volta la dizione «mod.
1933».
Il nuovo «nuovo tipo» si rivelò subito molto pratico, resistente e dal costo contenuto di 35 o
34 lire, a seconda della pubblicazione esaminata. In assenza del costo preciso del modello 31
nel suo complesso, che secondo un conteggio sommario si assestava tra le 40 e le 50 lire, a titolo
comparativo il prezzo del «vecchio tipo» in quel periodo era di 16,80 lire.
Il modello 33 veniva realizzato tramite lo stampaggio di una lastra circolare d’acciaio di cir-
ca 1,3 mm di spessore. La lega metallica, che doveva risultare di facile forgiatura, contava una
percentuale più che rilevante di manganese, nichelio e carbonio, viste le caratteristiche tecni-
co-fisiche da dare all’elmetto. In questo modo si garantiva la resistenza del manufatto finale, ma
senza appesantire la lavorazione con complicati passaggi intermedi. Inconveniente per l’epoca,
che però non verrà risolto negli anni a seguire (a differenza di omologhi elmetti stranieri), fu il
forte magnetismo del modello, che andava a interferire con le bussole o altri congegni calami-
tosi. Il casco era prodotto in tre taglie: piccola (III) dalla 55 alla 56, media (II) dalla 57 alla 58
e grande (I) dalla 59 alla 61.
222 Ministero della Guerra, Comando del Corpo di Stato Maggiore, Nozioni sulle armi portatili, sugli esplosivi,
sulle artiglierie e sul tiro, Tipografia del Senato, Roma 1932 (pp. 247-248) e 1934 (pp. 79-80). Interessante
citare che, nelle pubblicazioni analoghe rintracciate degli anni successivi, non vi è nessun accenno agli elmetti.
Probabilmente, legando la propria collocazione editoriale nel paragrafo delle difese individuali, una volta che
le corazze caddero nel dimenticatoio, non si trovò più spazio neppure per gli ancora longevi copricapi metallici.
223 Circolare n. 915 del 29/11/1934 del Giornale Militare.
224 Ministero della Guerra, Catalogo dei materiali del gruppo C (servizi di Artiglieria, Genio, Automobilismo e
Chimico), V volume, III categoria, Istituto poligrafico dello Stato, Roma 1934.
225 D. Bosi, op. cit., p. 32.

