Page 156 - I 100 anni dell'elmetto italiano 1915-2015 - Storia del copricapo nazionale da combattimento
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               Il generale designato d’armata Asinari di Bernezzo con il modello 31, ornato di nappina. Indossa l’aigrette
                                    in grande uniforme, senza in uniforme per riviste e parate

                  Simile considerazione, riprendendo l’iniziativa nata durante la Grande Guerra e gli espedienti
               via via normati negli anni Venti, vale anche per i supporti mobili destinati alla penna per truppe
               alpine e alle piume per i bersaglieri, elementi insostituibili per spirito di corpo alle due specialità,
               soprattutto quando non potevano indossare il proprio specifico copricapo tradizionale.

                  Il primo accessorio di specialità di fanteria, ma destinato anche alle truppe alpine dell’arma
               di artiglieria, era una vera e propria molletta d’acciaio, alta 55 e larga 24 mm. Il proposito era
               ormai quello di evitare «applicazioni permanenti agli elmetti stessi». Si fissava con una linguet-
               ta a cerniera al bordo sinistro dell’elmetto, entrando nell’intercapedine fra lo scheletro della
               cuffia e l’interno della calotta d’acciaio. Questa molletta era fornita all’esterno di un alloggia-
               mento tubolare inclinato, nel quale veniva fissato il gambo metallico della nappina con penna. I
               corpi interessati avrebbero richiesto all’Arsenale di Torino, incaricato dell’allestimento e della
               distribuzione, un numero di dispositivi pari al quantitativo di elmetti in distribuzione, aggiunto
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               di un 10% per gli eventuali ricambi.  In assenza o in sostituzione di tale supporto era stato (e
               sarà ancora) sovente utilizzato un semplice sostegno di lamiera con un pezzo di tubo, saldato
               (nonostante i reiterati divieti) nella parte sinistra della calotta, nel quale si faceva scivolare la
               penna. In casi limite – non rari tuttavia durante i mesi del conflitto – la penna venne applicata
               direttamente al rivetto sfiatatoio sinistro o ad altri supporti metallici o di stoffa. In ogni reggi-
               mento alpino il colore bianco, rosso, verde o turchino della nappina indicava rispettivamente il
               I, II, III o quando esisteva il IV battaglione. 233


               232 Circolare 676 del 24/8/1940 del Giornale Militare.
               233 S. Ales, Il cappello alpino, op. cit., pp. 31-58, 86-87.
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