Page 342 - I 100 anni dell'elmetto italiano 1915-2015 - Storia del copricapo nazionale da combattimento
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342 I 100 ANNI DELL’ELMETTO ITALIANO 1915 - 2015
Ma torniamo agli elmetti. Come pare chiaro tutta questa tecnologia deve essere calibrata an-
che con le reali possibilità, sia fisiche sia economiche. Innanzitutto va precisato che un coprica-
po protettivo non potrà mai proteggere da qualsiasi proiettile, altrimenti la resistenza necessaria
produrrebbe gravi lesioni al collo del soldato. Oltre alla ricerca dell’efficienza, è necessario
il raggiungimento dell’efficacia. E’ quindi sempre costante la necessità di trovare un giusto
compromesso tra rischio e protezione. Ecco quindi che a parità quasi costante di minaccia
da preservare (rapporto distanza/calibro), i nuovi ritrovati tendono, oltre a eliminare eventuali
elementi disfunzionali (viti esterne), a ridurre il peso del manufatto, così da alleggerire l’onere
da sopportare in testa, meglio impiegabile con i congegni elettronici di cui abbiamo parlato.
Secondo le nuove disposizioni: «L’elmetto è caratterizzato da un nuovo sistema di ritenzione
che non necessita di montaggio con viti e da un sistema di regolazione più semplice ed efficace.
[…] Lo sviluppo degli elementi ha tenuto conto di esigenze precipue quali la leggerezza, l’er-
gonomia ed il confort». 517
All’atto pratico lo Stato Maggiore dell’Esercito (tramite il Comando Logistico di Forza Ar-
mata) fissa la minaccia a cui opporsi, mentre la Direzione armamenti terrestri, attraverso i con-
tinui Piani di ricerca nazionale, determina le relative specifiche frutto dei risultati della ricerca
e dello sviluppo, che poi estenderà pure alle eventuali forniture alle altre Forze Armate o Corpi
armati dello Stato. Attraverso gara d’appalto, si procede ai singoli contratti, in base al miglior
prodotto sul mercato internazionale. Ecco quindi il recente approvvigionamento tramite ditte
italiane, tedesche, croate, israeliane e statunitensi. A onore del vero ad oggi il miglior elmetto
in dotazione è di una ditta toscana, il cui core business è la produzione di caschi da moto. Ciò
evidenzia come l’industria civile nazionale è all’avanguardia nei piani di ricerca, per migliorare
le protezioni anche in ambito militare con risultati d’eccellenza. E’ un’ottima base di partenza.
Invogliando le piccole aziende a crescere ed essere competitive, si rende diffuso il concetto di
superare il localismo, trovando un corretto raccordo tra territorio e globalizzazione. 518
Del resto, messo in pensione l’acciaio, è andata quasi scomparendo la differenza sostanziale
tra elmetti e caschi specifici (da carrista, da volo, da lancio, antisommossa, ecc.). Non potendo
entrare troppo nel dettaglio, rimandando a una possibile futura indagine in proposito, si può fare
l’esempio dei Carabinieri. Essi – per via della loro polifunzionale attività operativa militare e
di polizia – oggi adottano sia copricapi rinforzati per contesto urbano, sia specifici elmetti per
luoghi chiusi, da adoperare in caso di irruzione in ambiente ostile. Entrambi i modelli seguono
lo stesso iter produttivo, usando di base simili componenti.
Per quel che ci riguarda, la politica industriale degli approvvigionamenti degli elmetti preve-
de l’ordinativo di medio-piccole forniture di pezzi ad hoc con relativo contratto singolo (da 100
a 12.000 pezzi). Essendo il materiale in fibra deteriorabile e non facilmente determinabile nei
tempi di usura, emerge la necessità di frazionare il rischio di imbattersi in forniture inutilizzabili
di materiali ad elevato contenuto tecnologico. Questo vale pure per il fatto che – nella migliore
regola dell’informatica – quel che viene prodotto oggi, domani è già superato da una nuova
versione. Bisogna fare i conti con l’obsolescenza dei prodotti (civili) commerciali, che hanno
una vita inevitabilmente breve, scavalcati da nuovi articoli o migliori processi.
Tuttavia, nonostante questa tendenza alla repentina sostituzione, nel comparto dei sistemi
d’arma si è studiata la possibilità di allungare la vita media di un manufatto. Il sistema è carat-
517 Comando delle Scuole dell’Esercito, Kit Soldato Futuro. Linee guida per la USD, Polo di Fanteria, Cesano di
Roma 2009, p. 48.
518 R. De Masi-P. Caviggiola, op. cit., p. 47.

