Page 136 - Il sogno del volo - Dalla Terra alla Luna. Da Icaro all'Apollo 11
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tendone sensibilmente la resistenza
                                                                                          aerodinamica, senza contare che il
                                                                                          numero dei cilindri poteva incre-
                                                                                          mentarsi quasi discrezionalmente,
                                                                                          non implicando l’accrescimento ab-
                                                                                          norme del diametro come nel caso
                                                                                          degli stellari. Ulteriori vantaggi si
                                                                                          ebbero con l’avvento della sovrali-
                                                                                          mentazione, che richiedeva un unico
                                                                                          condotto per ogni bancata di cilindri
                                                                                          e non una serie di tubi. Tra gli angoli
                                                                                          furono preferiti quello di 90° e quel-
                                                                                          lo di 60°: il primo però ingombrava
                                                                                          di più, rispetto al secondo, entrambi
                                                                                          comunque montavano due testate
                                                                                          separate e un unico albero motore.
                                                                                            A fianco alla produzione per gli
                MACCHI-HANROIT HD (1917)   |  GNOME-RHÔNE 120 CV
                                                                                          aerei da caccia dei motori rotativi e a
                                                                                          stella in genere, sul finire della guer-

               Il motore in linea e a V                                ra iniziano a imporsi, come accennato, quelli in linea e, in
                                                                       particolare a V: tra i primi un ottimo 185 hp della BMW
                                                                       da poco costituitasi. Ma al riguardo la produzione alleata
                 In precedenza è stata ricordato il pezzo d’artiglieria a
               canne multiple affiancate su più ordini rotanti a 120° dise-  è decisamente superiore, in particolare con l’otto cilindri
               gnato da Leonardo,  che trova un corrispettivo nei motori   a V detto Hispano-Suiza, dal nome della località, Barcello-
                                 18
                                                                       na, dove è prodotto e della nazionalità, svizzera, del suo
               a combustione interna a con i cilindri disposti a V, in par-  progettista l’ingegner Marc Birkgit. La fabbrica avviò la
               ticolare con quelli a 90° e 60°. Sebbene concettualmente
               i motori con due bancate di cilindri separate siano in so-  produzione bellica proprio con il motore ad 8 cilindri a
               stanza simili, va osservato che si definivano a V quando   V di 90°, sviluppato in ben cinque versioni nel corso del
               l’angolo formato fra loro era sempre inferiore a 180°, men-  conflitto. Da molti autori è considerato il miglior motore
                                                                       prodotto dagli alleati durante la prima guerra mondiale,
               tre se uguale si chiamavano boxer. A parità di cilindri sono   che già nei modelli del 1916 erogava 160 cv che saliranno
               di minore lunghezza di quelli in linea e di minore altezza,
               ideali perciò per essere ospitati nella prua di un aereo da   rapidamente a 220 per attestarsi a 300. La sua struttura
               caccia. Va osservato che per ragioni squisitamente mecca-  era costituita da un carter e blocchi cilindri in lega leggera,
               niche i motori V8, V12 e V16, dove la cifra indica il nu-  all’interno dei quali stavano avvitate la canne di acciaio;
               mero complessivo dei cilindri, risultano meno sbilanciati
               e quindi fonte di minori vibrazioni dei V2, V4, V6 e V10,
               che richiedono spesso un controalbero per attutirle.
                 Le rilevanti potenzialità del motore a V, dopo una fase
               di pura supposizione, vennero pienamente recepite nelle
               gare di velocità fra gli idrovolanti della Coppa Schneider
               svoltesi fra gli anni ‘20 e ’30: in particolare pur essendo il
               motore a V più complesso e, quindi, più pesante di quello
               a stella, la sua minore sagoma di testa permetteva una co-
               spicua riduzione della sezione frontale dell’aereo, abbat-




               18  Al riguardo cfr. F. russo, F. russo, Techne. Il ruolo trainante…,
               cit., vol. Età Rinascimentale, Roma 2011, pp. 222-223.




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