Page 43 - L'EROE SENZA NOME - Il Milite Ignoto simbolo del sacrificio
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IL PRIMO DOPOGUERRA IN ITALIA






                  La Prima Guerra Mondiale ebbe effetti traumatici come    La guerra aveva introdotto in tutti i paesi elementi di mar-
                  pochi altri avvenimenti facenti parte, fino a quel mo-   cata discontinuità con l’epoca precedente, tuttavia, la con-
                  mento, della storia italiana. Il lungo periodo del con-  clusione vittoriosa del conflitto aveva consentito alla
                  flitto, dal 24 maggio 1915 al 4 novembre 1918, provocò   Francia e all’Inghilterra di fronteggiare con maggiore suc-
                  notevoli modifiche degli equilibri economici e sociali   cesso i problemi derivanti dal ritorno alla pace. La ricom-
                  del Paese e fece registrare un numero impressionante     posizione del quadro politico aveva infatti potuto giovarsi,
                  di perdite umane: circa seicentottantamila caduti, più   a Parigi come a Londra, del patrimonio ideale rappresen-
                  di un milione di feriti, dei quali oltre seicentosettanta-  tato da una memoria di guerra largamente condivisa. Non
                  cinquemila mutilati, su più di cinque milioni mobilitati,   fu così in Italia, ove il trauma del “maggio radioso” con-
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                  ossia il 13,78 % della popolazione .                     tinuava ancora a pesare sulle dinamiche politiche.












































                  Un reparto di Fanteria in marcia di trasferimento



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                     L’Albo d’Oro dei caduti italiani nel Primo Conflitto Mondiale, pubblicazione ufficiale del Ministero della Guerra, poi della Difesa, in ventotto volumi
                  iniziata nel 1926 e terminata soltanto nel 1962, riporta la cifra di 680.071 morti per varie cause dirette o connesse alla guerra. I feriti furono poco più di
                  un milione, pari al 28,8 %. I prigionieri furono cinquecentonovantamila, pari all’11,3 % dei mobilitati e al 13,6 % degli effettivi “operanti” delle Forze
                  Armate. Rientrarono dalla prigionia circa cinquecentomila uomini.



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