Page 82 - L'EROE SENZA NOME - Il Milite Ignoto simbolo del sacrificio
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L’EROE SENZA NOME                                                        Il Milite Ignoto simbolo del sacrificio



                                                                     tomba. Nonostante i missionari volessero darsi ragione
                                                                     della presenza di quell’elmetto da trincea. I sassi che
                                                                     coprivano e circondavano quel cimelio furono in breve
                                                                     tempo smossi; l ‘elmetto raccolto conteneva il cranio di
                                                                     un fante. Il tempo aveva distrutto i segni della pietà che
                                                                     avevano certamente collocato su quella tomba, il cuore
                                                                     e l’affetto dei compagni comunemente uniti alla Patria
                                                                     da una unica fede. E appunto lo spirito dei morti scono-
                                                                     sciuti pareva dire ai cercatori: Ci siamo anche noi; non
                                                                     ci lasciate! […] Gli esumatori continuarono il lavoro per
                                                                     rintracciare i resti di quel corpo. L’emozione rendeva
                                                                     greve il respiro; gli occhi inumiditi dalle lacrime pareva
                                                                     non volessero vedere più. Altre ossa ed altri teschi fu-
                                                                     rono ritrovati. Era una fossa comune che raccoglieva le
                                                                     spoglie di dieci Eroi: ufficiali e soldati uniti anche nella
                                                                     morte dal giuramento fatto alla Patria!
                                                                     Ma in quelle condizioni era impossibile avere la cer-
                                                                     tezza di radunare i resti che appartenessero ad una
                                                                     salma sola; la Commissione deliberò quindi di pro-
                                                                     seguire nelle sue ricerche, lasciando in quel punto
                                                                     una sentinella e avvertendo immediatamente la se-
                                                                     zione di Monfalcone dell’Ufficio C.O.S.C.G. perché
                                                                     provvedesse a dare degna sepoltura a quelle reliquie.
                                                                     Tutta la zona fu minutamente esplorata. Le nuove ri-
                                                                     cerche portarono alla scoperta di una croce di legno,
                                                                     quasi completamente distrutta dal tempo. Con un
                                                                     nodo che stringeva forte alla gola, i missionari, dopo
                                                                     essersi assicurati che nessun segno indicava il nome
                                                                     di quell’Eroe, composero la salma nella bara, e av-
                                                                     voltala poi nel Tricolore, divotamente ritornarono
                                                                     portandola a Gorizia dove, nel tempio di S. Ignazio,
                                                                     anche quei resti furono salutati dalle preghiere e dai
            “L’undicesima salma ricomposta in una cassa fu ricoperta con il tricolore”  72
                                                                     fiori del popolo” .
                                                                     Era il 24 ottobre 1921. L’attività di ricerca ed esuma-
                                                                     zione di undici caduti ignoti si era conclusa e Gorizia
            una staffetta portò loro la notizia che il poeta non sa-  si accingeva a celebrarli e insieme a loro, tutti i caduti
            rebbe giunto a causa di imprevisti problemi. Affidiamoci   dalla Prima Guerra Mondiale. Domenica 23 ottobre,
            ancora alla cronaca del tenente Tognasso “La notizia     alla presenza di una moltitudine di gente, era stata ese-
            inattesa addolorò gli aspettanti. Essi attendevano l’Eroe   guita una messa da requiem da parte di una orchestra
            come nei giorni del cimento attendevano l’amorosa pa-    composta da cinquanta orchestrali e un coro di cin-
            rola sua, come uno sprone nuovo sul finir della fatica   quanta elementi. La “Voce dell’Isonzo”, il 23 ottobre,
            pietosa. Un istante di incertezza precedette la ripresa di   pubblicò un articolo di fondo dal titolo “Estremo sa-
            quel lavoro a cui l’Italia li aveva votati. Un vento freddo   luto” che riaffermava la principale caratteristica della
            infuriava, e una pioggia sottile sottile rendeva ancora più   città, chiamandola con l’appellativo che il poeta to-
            aspra la ricerca. La natura e gli elementi sembravan vo-  scano Vittorio Locchi aveva coniato per lei, “Santa Go-
            lessero rispecchiare l’intima tempesta degli animi. La   rizia”, città “martire” della Prima Guerra Mondiale,
            lunga indagine portò alla scoperta dell’orlo di un elmetto   “l’innamorata dei combattimenti gloriosi del Podgora
            di ferro che spuntava su dalla terra; altro segno non v’era   e del Sabotino, del San Marco e del San Michele, del-
            intorno che potesse giustificare la presenza di una      l’Isonzo e del Timavo”.



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               A. Tognasso, Ignoto Militi, op. cit., pp. 89-90.


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