Page 88 - La Regia Marina nell Isole Ionie aprile 1941 - settembre 1944
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            I sopravvissuti iniziarono ad essere trasferiti, via mare, sul continente.
                  Il 28 settembre il trasporto greco Ardena (ex-Penny 1092 tsl) lasciò alle 16
            Argostoli, diretto a Patrasso, con a bordo 28 uomini di equipaggio, 32 soldati
            dell’artiglieria contraerea e 840 militari italiani catturati. Alle 16 (o 1630),
            doppiato Capo San Teodoro, a sole 2,5  miglia dal porto di Argostoli urtò
            contro una mina lanciata da un aereo nemico; la nave affondò rapidamente,
            tanto che alle 1715  erano visibili solo  le sovrastrutture del ponte. Tutto
            l’equipaggio e i soldati  della contraerea si salvarono. Vi furono solo 120
                                                                          (29)
            superstiti fra i prigionieri, salvati da motovelieri e portati a Patrasso.
                  Il 13 ottobre fu la volta del Calidon (con 600 prigionieri) e del Marguerita
            (920 tsl), con 25 tedeschi e 900 prigionieri; le navi partirono, con scorta, verso
            mezzogiorno da Argostoli. Alle 2120 il Marguerita urtò una mina e affondò alle
            2240; mentre la scorta si allontanava, il Calidon cercò di ricuperare i superstiti.
            Risultarono dispersi 5 tedeschi (20% dei presenti) e 544 prigionieri (60%). Se
            ne salvano 356, che furono trasportati a Patrasso.
                  Il 17 il Gerda Toft trasportò 2000 prigionieri al Pireo.
                  Il 20 fu la volta del Boccaccio, che ne trasferì 1150. Nell’isola erano rimasti
            4000 uomini.
                  Il 2 novembre l’Hadrian trasferì 724 prigionieri al Pireo.
                  Il 12, secondo la testimonianza del comandante Barone, dei prigionieri
            furono trasportati da Cefalonia ad Astakos con il motoveliero Enrichetta Maddalena.
                  Secondo la deposizione  del marò  servizi vari Serafino, il 29 dicembre
            circa 300 prigionieri furono evacuati da  Cefalonia su una motozattera da
            sbarco, che urtò una mina a sud-est di Cefalonia (Capo Munda); si salvarono
            un tedesco (su 11) e 28 italiani, fra cui 7 degli 11 marinai che erano a bordo.
                  Il 30 dicembre fu la volta dei motovelieri  Alma ed  Elvira, catturati a
            Cefalonia, di trasferire 102 uomini al Pireo.
                  Il 6 gennaio 1944 affondò, per urto  su una mina  tedesca, tre miglia e
            mezzo a sud della punta  meridionale dell’isola,  l’Alma.  A bordo, secondo
            testimonianze tarde, vi erano 1000 prigionieri; tale notizia appare errata sia in
            relazione alla modestia del mezzo, sia in relazione al precedente trasporto.




                  (29) Relazione del superstite fante Giovanni Braganza.


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