Page 371 - Lanzarotto Malocello from Italy to the Canary Islands
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                  La vita degli indigeni era influenzata dalla natura anche con riferimento
               alla scansione del tempo: la festa principale per celebrare il raccolto coinci-
               deva con l’estate ed era denominata Benesmen. Tutto il popolo vi parteci-
               pava, poiché vi era un banchetto collettivo (chiamato guatativoa), con dan-
               ze e canti, con il rituale contorno di gare d’abilità o di forza (salti e lotte).
               Queste feste si svolgevano in appositi locali dove veniva ballato un tipo di
               danza, che fu conosciuto anche in Europa, nel corso della quale due file di
               danzatori contrapposti si allontanavano e avvicinavano ritmicamente.
                  Il problema principale di tutte le isole (e quindi ovviamene anche di
               Lanzarote) è sempre stato quello dell’acqua: inizialmente i primi indigeni
               costruirono tradizionali laghetti artificiali, pozzi o piccoli depositi sotter-
               ranei.
                  Naturalmente la situazione odierna (e comunque a partire dalla seconda
               metà del XX secolo) non è assolutamente comparabile con quella prece-
               dente ed in particolare con il periodo antecedente la scoperta di Lanzarot-
               to, poiché gli attuali sistemi di trasporto dell’acqua, nonché depurazione
               e desalazione hanno definitivamente risolto il problema ma si può senza
               dubbio affermare che il sistema principale di raccolta fino ai nostri tempi
               più recenti era quello dei pozzi.
                  Il Lobo Cabrera parla di oltre venti pozzi siti fra il Rubicon e Puerto
               Escondido, mentre il Torriani parla esplicitamente di pozzi a Famara, Ru-
               bicon e Haria. In particolare lo Hausen afferma che la salubrità delle acque
               isolane è dovuta ad una cappa di travertino calcareo che protegge le acque
               sotterranee.
                  Il Francisco Hernandez parla esplicitamente di una concentrazione di
               pozzi a La Caleta ed un inventario del XVII secolo ricorda complessiva-
               mente sessantasei pozzi ivi inclusi alcuni nella zona di Papagayo, definiti
               molto antichi tanto è vero che l’archeologo Atoche li definisce anteriori
               alla conquista dei cavalieri Normanni avvenuta nel 1402. In particolare
               Agustin de la Hoz ricorda che nel 1500 erano sicuramente attivi tre pozzi
               (due a San Marcial e uno a De la Cruz) nella località Spiaggia del Pozzo:
               tale numero è confermato dall’inventario del Cabildo del 1560.
                  È documentato che nel 1731 il comune di Femès ricevette delle richie-
               ste di scavare pozzi nell’alveo del piccolo torrente pluriale Los Pozos; ciò
               è confermato dall’anonimo “Comprendio Brebe y famosso” datato al 1776
               il quale individua questi pozzi alle falde del monte Las Coloradas.
                  Si discute fra gli archeologi quando siano stati costruiti i pozzi Lan-
               zaroteni,  poiché negli  anni  sessanta il  Serra Rafòls indicava  un’origine
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