Page 375 - Lanzarotto Malocello from Italy to the Canary Islands
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               di contenimento), in maniera tale da avere un diametro di 80 metri per 9 di
               profondità con una portata di quaranta milioni di litri d’acqua: questa Gran
               Maretta, essendo di proprietà pubblica, forniva l’acqua a tutta l’isola fino
               al 1963, data in cui il terreno ebbe destinazione urbanistica ed attualmente
               è un giardino dietro la chiesa di Nostra Signora di Guadalupe.
                  Oltre alla suddetta Gran Maretta di Teguise, si possono ricordare anche
               la Encantada (Teseguite), Taniche, Las Mares, Cabrera, Auguilar, Castro,
               Alvarez, “El Santo” ed altre minori.
                  Nel 1508 Valentin Fernandez ricorda che nel porto di Arrecife vi era
               molta acqua di cisterna destinata al rifornimento delle navi, mentre Alva-
               rez Rixo afferma che la Maretta del Santo serviva all’abbeveramento delle
               greggi.
                  Un secondo tipo di raccolta dell’acqua era quello degli “aljibes”: si trat-
               ta di cisterne sotterranee con tetto di solito costruite sotto le case e molto
               diffuse in tutta l’isola. Tuttavia la cronica carenza d’acqua non permetteva
               una tranquilla autosufficienza di questi depositi di famiglia. Un terzo tipo
               era quello del “alcojidas” ovvero degli scivoli continui simili a canalette
               provenienti dai pendii delle montagne, alla fine dei quali una costruzione
               in calce opera quale deposito di raccolta. Si trattava di un sistema molto
               utile volto ad evitare il disperdersi dell’acqua in molteplici piccolissimi
               rivoli.
                  Diffusi sono anche i “bebederi” ovvero delle terrazzette di raccolta sui
               pendii scoscesi in cui confluiva l’acqua piovana, costruiti con muretti di
               pietra e fango perpendicolari al fianco della montagna in cui appunto anda-
               va a raccogliersi l’acqua. Tale sistema è assai simile a quelle “gavie”, cioè
               sistemi a terrazze in zone pianeggianti in cui muretti obliqui (discendenti
               dalle montagne) vengono a canalizzare l’acqua pluviale. Nel mezzo dei
               pendii erano costruite anche delle piccole pareti di pietra a secco chiamate
               “cadenas”, con il fine di trattenere l’acqua piovana.
                  È chiaro che l’acqua proveniva da appositi sorgenti ma queste ultime si
               trovavano in località di difficile accesso quali la montagna degli Ajaches
               (fonte di Femès) e quella di Famara-Guatifay (sorgenti di Gusa – tanto
               vicino al mare da essere quasi allagata all’arrivo dell’alta marea - , della
               Ovejas, della Palomas).
                  La pulizia periodica era affidata alle stesse popolazioni dei municipi di
               Lanzarote.
                  L’acqua era destinata non solo al consumo umano interno ed esterno,
               ma anche all’abbeveramento  delle specie animali  domestiche,  nonché
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