Page 65 - Lanzarotto Malocello from Italy to the Canary Islands
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dall’Italia alle Canarie 65
Innanzitutto: perché non esiste un busto di Lanzarotto Malocello? Per-
ché neppure un semplice schizzo come per il suo contemporaneo Oberto
Doria, capitano del popolo? Di quest’ultimo quello schizzo che possedia-
mo è d’un nitore e d’una verità che dubitiamo possano essere stati altri i
tratti , appunto, di Oberto Doria.
In ogni palazzo nobile, in ogni Casata che si rispetti esiste una “galleria
degli antenati” e dunque questo sarebbe il primo passo verso la composi-
zione, l’allestimento, la “messa in scena” di una esistenza. Ma, lo ripetia-
mo, anche un semplice schizzo andrebbe bene per iniziare, proprio come
nel caso del capitano del popolo Oberto Doria.
Da ogni angolo dell’Impero romano riemergono statue e busti; non c’è
momento dell’anno che da un cantuccio di quel tempo trasfigurato – sia
esso in Grecia, in Tunisia, in Spagna – non riemerga al mondo uno sguardo
di marmo (meraviglioso, anche, quando in presenza di una statua acefala
s’azzarda l’attribuzione). Certamente anche in questo caso più un impera-
tore regnò e più tempo ebbe a disposizione per “celebrarsi”, per comporre
la sue “fotografie” per la posterità. Ma il tesoro vero, riemerso alla luce,
non è poi tanto il busto, la moneta di un imperatore che regnò per molto
tempo e che magari ebbe come sua qualità anche la saggezza; il sublime,
invece, l’incalcolabile valore è per quegli imperatori che regnarono poco
– Galba, Pertinace, lo stesso Caligola – o che si distinsero per bizzarrie e
anche per la follia. E anche in quest’ultimo caso il “poco” a disposizione
favorisce l’opera di riempimento che assolutamente avvertiamo nella no-
stra anima.
Come detto, per Lanzarotto Malocello siamo al disegno e non al busto
ma questo, naturalmente, già ci recluderebbe in una piccola certezza. A
dirla tutta non c’è neppure il disegno, ovvero l’attestazione di una verità
almeno presunta e dunque oltre all’assenza della “galleria degli antenati” –
un salone magari adesso trattato con ripiani di plexiglas e faretti emergenti
da una sofisticata controsoffittatura oppure allestiti sui soffitti antichi, a
cassettoni dorati, faretti che raggiungono e illuminano un’esistenza, più
esistenze–non abbiamo quasi nulla che dichiari inequivocabilmente che
quel disegno ci dona i tratti autentici di Lanzarotto Malocello.
Ogni signore del Medioevo doveva disporre di un “insigne pintor”; e
questo per una esigenza di “Casata”, ovvero per la giusta causa della po-
sterità. Il Palazzo ci risarcisce, ci fa dono del sogno e l’evento di “averlo
ammirato” ci infonde forza per poterne scrivere. Gli odori di una Casata
rimangono impregnati nelle mura e anche se quel Palazzo è adesso diven-

