Page 63 - Lanzarotto Malocello from Italy to the Canary Islands
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dall’Italia alle Canarie 63
no era più d’una esigenza, lo avrebbe comunque scritto quel libro che la
collocò nel Pantheon dei grandi scrittori.
Nello stesso tempo in cui riflettiamo sull’imperatore Adriano, il grande
affresco della Storia si muove dentro di noi. Ondeggiano le imbarcazioni
dei secoli archiviati e sentiamo chiamarci dai personaggi a bordo: pare
vogliano continuare la loro avventura terrena. Ci fanno segno con la mano,
ci invitano a scrivere della loro vita e la nostra sensazione è che soltanto
narrandoli possano di nuovo sentirsi parte di questo mondo.
Non precisamente al punto opposto dell’imperatore Adriano si trova il
nostro eroe, Lanzarotto Malocello. Costui è accaduto molti secoli dopo
l’imperatore ma la dignità è la stessa. Si è trovato in un luogo preciso in un
tempo scandito dal caso ma anche costui ha descritto una traiettoria. Ma se
questo è vero, allo stesso modo rimaniamo senza parole al pensiero che di
lui si “sappia poco”, e questo malgrado sia vissuto quasi mille anni dopo
l’imperatore Adriano. Ritroviamo serenità al pensiero che un navigatore è
ben altra cosa rispetto ad un imperatore romano ma è altrettanto indubbio
che se dovessimo investigare sulle vite di Cristoforo Colombo o di Vasco
de Gama, qualche fonte in più certamente la troveremmo.
È una questione, anche, di tridimensionalità. Nel nostro caso vediamo
tutto in piano e la profondità è difficile da cogliere perché essa pare appar-
tenere soltanto ai grandi del passato. Quella profondità che nei dipinti è con
astuzia realizzata grazie a variazioni di colore, a sfumature, ad esempio con
diverse gradazioni di rosa - alternato con il bianco - e si tratta di un volto.
Lanzarotto Malocello è un disegno e non un busto e dunque la difficoltà
nel narrarlo sta proprio in questa differenza di reperti a disposizione. A
questo si aggiunge anche la non abbondantissima documentazione scritta,
ovvero quelle carte che non ci sono e che cerchiamo e sogniamo come si
trattasse di un tesoro. Certamente a nostro favore vi sono segnalazioni e ci-
tazioni in libri anche di un certo spessore e in portolani redatti da protago-
nisti del mare in quel secolo XIV e nei successivi. Comunque, ci troviamo
in uno scenario dove “l’àncora di salvezza”, è proprio il caso di dirlo, può
venirci da quella lieve messe di documenti che ci fa ondeggiare proprio
come fossimo noi stessi sulla rotta Genova - Colonne d’Ercole.
E allora, da questa sensazione di vuoto, da questo “sublime sbanda-
mento” che ci coglie, ecco nascere l’esigenza della parola scatenante che
in vero effetto domino ci dona, a cascata, una raffica di immagini che non
sono però parto della fantasia ma sgorgano da saggia opera di accostamen-
ti, di rilievi, di sensazioni.

