Page 160 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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158 LA RAPPRESENTAZIONE DELLA GRANDE GUERRA NEL CONCORSO DELLA REGINA ELENA DEL 1934
VINCENZO ONIDA
Sassari, 1897 – Bologna, 1961
Nato a Sassari, concluse nell’Istituto Tecnico il percorso scolastico ottenendo il diploma di ragioniere. Poi la sua vita, come
quella di molti altri coetanei, subì un drammatico strappo, svolta che tuttavia gli permise di scoprire i propri valori di coraggio
e di eroismo prima impensabili. Fu assegnato al 234° Reggimento della Brigata Lario, con cui raggiunse il fronte sul Basso
Isonzo nel gennaio 1917. Dopo aver frequentato il corso per allievi ufficiali, nominato aspirante e poi sottotenente, fu tra-
sferito nel luglio al 139° Reggimento della Brigata Bari schierata sul Carso di fronte alla nuova linea difensiva austro-ungarica
che faceva perno sui paesi di Selo, Stari Lokva, Castagnevizza e l’Hermada. Nel mese di agosto, Onida prese parte ai furiosi
e ripetuti assalti contro le postazioni nemiche e si segnalò per la sua capacità di guida e la sua audacia. Durante la ritirata di
Caporetto il sottotenente ebbe modo di mettersi nuovamente in luce affrontando situazioni di grande difficoltà con deter-
minazione e coraggio. Il suo Reggimento fu schierato sul Piave nel tratto della linea del fronte tra il ponte di San Donà e Ca-
stellana. Qui, il 13 novembre, fu impegnato a contrastare con fermezza un forte nucleo di un centinaio di militari austriaci
che era riuscito a raggiungere la sponda destra del Piave. Per questa azione meritò la più alta ricompensa al valore. Vincenzo
Onida rimase gravemente ferito a un piede. Dimesso dall’ospedale prese parte all’impresa di Fiume con D’Annunzio dal
1919 al 1921, quando fu collocato a riposo.
Domandò e ottenne di tornare in servizio nel 1923, promosso capitano e successivamente maggiore fu congedato nel 1947.
Negli anni successivi si impegnò nelle organizzazioni dei reduci a Bologna dove visse fine alla morte.
PIAVE VECCHIA, 13 NOVEMBRE 1917, LA BATTAGLIA D’ARRESTO
“Avanti veterani del Piave!”
Dopo la ritirata di Caporetto, in uno dei momenti più critici della guerra, il sottotenente Onida assolse compiti di grande im-
pegno e responsabilità assumendo mansioni che andavano ben oltre quelle che per il grado gli competevano. Quando sem-
brava materializzarsi una totale disfatta per le forze italiane il suo coraggio parve illuminare la strada verso la riscossa. Era
l’alba del 13 novembre, un gruppo di austriaci aveva guadato il fiume nella zona di Piave Vecchia ed era riuscito ad approdare
sulla sponda destra per costituirvi una testa di ponte. Onida, raccolto un gruppo di soldati e gettatosi all’attacco con un
nutrito lancio di bombe a mano, riuscì a costringere gli incursori a rifugiarsi in una casa nei dintorni. Tuttavia, da lì il nemico
doveva essere comunque cacciato, tutti avevano compreso che la linea di resistenza non doveva essere scalfita nemmeno in
un punto. In tal modo riorganizzati e rincuorati i suoi uomini, il valoroso sottotenente si lanciò nuovamente all’assalto del
casolare al grido “Avanti veterani del Piave!” e ottenne la resa dei militari asserragliati. Ma mentre Vincenzo Onida stava instra-
dando i prigionieri verso il punto di raccolta, un ufficiale austriaco, nonostante la capitolazione, gli scagliò contro una bomba
a mano che gli maciullò il piede sinistro. Onida, con uno sforzo estremo, lo trafisse con la baionetta e mentre veniva condotto
al posto di medicazione gridò: «Così sanno battersi gli italiani. Viva l’Italia!».