Page 162 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
P. 162

160                LA RAPPRESENTAZIONE DELLA GRANDE GUERRA NEL CONCORSO DELLA REGINA ELENA DEL 1934




            MARIO NICOLIS DI ROBILANT

            Torino, 1855 – Roma, 1943

            Mario Nicolis di Robilant nacque nella Torino capitale del Regno di Sardegna in una famiglia della nobiltà piemontese di cui
            fece propria l’ambizione a una carriera di prestigio. Dopo aver frequentato l’Accademia Reale, ne uscì con il grado di sotto-
            tenente assegnato a un Reggimento di artiglieria. Il corso nella Scuola di Guerra, dove rimase fino al 1890, gli consentì di en-
            trare nel 1882 nel Corpo di Stato Maggiore con il grado di capitano. Dal dicembre 1885 di Robilant fu destinato come
            addetto militare all’ambasciata d’Italia a Berlino. Rientrato in Patria nel 1890, ebbe la nomina ad aiutante onorario della Casa
            militare del re e nel 1903, a soli quarantotto anni, fu promosso maggior generale destinato al comando della Brigata Basilicata
            di stanza a Roma. Cinque anni più tardi, su designazione del Ministero degli Esteri, fu incaricato di riorganizzare, in colla-
            borazione con l’arma dei Carabinieri, la gendarmeria turca in Macedonia. Allo scoppio della guerra con l’Austria-Ungheria,
            di Robilant, al vertice di una brillante carriera militare in Italia e all’estero, all’età di sessant’anni, ebbe il comando del IV
            Corpo d’Armata. Tra le numerose operazioni che condusse, la conquista del Monte Nero il 16 giugno 1915 fu un’impresa
            rimasta memorabile nella storia della guerra ad alta quota. Ebbe però anche dolorosi rovesci come l’offensiva contro la zona
            fortificata di Ravelnik nella conca di Plezzo nell’alta Val d’Isonzo del settembre 1915, affidata alla I Brigata Speciale Bersaglieri
            il cui assalto finì nel sangue contro i reticolati nemici. Pur criticato dai colleghi perché lontano dalle linee di operazioni, di
            Robilant fu incaricato da Cadorna di sostituire il comandante della 4^ Armata in Cadore Luigi Nava e con questa unità mise
            a segno un’altra serie di successi quali la conquista del Col di Lana nel novembre 1915 e soprattutto quella del Passo della
            Sentinella, nelle Dolomiti di Sesto, il 15 aprile 1916. Nominato senatore del Regno nel febbraio 1917, dopo la rotta di Ca-
            poretto ebbe un duro scontro con il Comandante Supremo per aver rinviato il ripiegamento della sua armata dal Cadore al
            Grappa, un ritardo che causò la cattura di circa 11.500 militari. Mario Nicolis di Robilant si dimostrò comunque un condot-
            tiero capace e affidabile nel corso della battaglia d’arresto e, nei momenti più difficili per le armi italiane, difese a oltranza il
            Grappa e il Montello sbarrando agli austro-ungarici la via d’accesso alla pianura veneta, certamente il suo contributo più si-
            gnificativo per la vittoria finale. Lasciato il comando della 4^ Armata, nell’aprile 1918 sostituì Luigi Cadorna nel Consiglio
            superiore di guerra interalleato a Versailles e rientrò in Italia a guerra ormai conclusa.
            Il 24 maggio 1919 fu nominato Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Militare di Savoia per la difesa del Grappa, poi ebbe il
            comando, per breve tempo, della nuova 8^ Armata, da cui dipendevano le unità che avevano defezionato per seguire D’An-
            nunzio a Fiume. Come membro dell’alta commissione d’inchiesta interalleata, sulla questione fiumana fu molto criticato dal-
            l’opinione pubblica per la sua remissività alle pretese franco-inglesi ritenute contrarie agli interessi nazionali. Lasciò il servizio
            attivo nel 1919 e nel 1925 entrò a far parte del Consiglio Supremo dell’Esercito.


            MASSICCIO DEL GRAPPA, 13 NOVEMBRE - 31 DICEMBRE 1917, LA BATTAGLIA D’ARRESTO

            La difesa del Monte Grappa

            Gran parte della 4^ Armata del generale Nicolis di Robilant aveva potuto raggiungere il monte Grappa, divenuto ora la linea
            di resistenza dopo Caporetto, ed era schierata dalla Val Brenta a Nervesa. Il 13 novembre il 1° Corpo d’Armata austro-un-
            garico, inquadrato nella 14^ Armata tedesca condotta dal generale Alfred Krauss, investì con forze rilevanti le difese italiane.
            Si chiudeva intorno al massiccio un cerchio di ferro e di fuoco che l’avrebbe serrato per quasi un anno. Fu il momento della
            verità: veniva messa in discussione tutta la guerra. Per gli Imperi centrali poteva rappresentare la mossa decisiva per mettere
            l’Italia fuori combattimento. L’assalto, condotto in netta superiorità numerica di uomini e di mezzi, si infranse contro una
            ritrovata combattività delle unità della 4^ Armata. Anche i freddi numeri delle statistiche parevano rendere omaggio all’eroica
            difesa: indicavano che sul Grappa, difeso da circa 40-50 battaglioni, più o meno 50.000 uomini, dal 13 novembre fino alla
            fine del mese le perdite ammontarono a 25.000 uomini, mentre per contro furono pochi davvero i prigionieri catturati dal
            nemico, circa 1500 militari.
   157   158   159   160   161   162   163   164   165   166   167