Page 168 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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            GIOVANNI (GIANNINO) ANCILLOTTO

            San Donà di Piave, 1896 – Caravaggio, Bergamo,1924

            Giovanni (Giannino) Ancillotto, di nobile famiglia, nacque a San Donà di Piave nel 1896. Dopo la dichiarazione di guerra,
            a soli diciannove anni lasciò gli studi per arruolarsi come volontario nel Battaglione Aviatori. Conseguito il brevetto, il giovane
            dimostrò subito non comuni doti di coraggio e di perizia e, assegnato nel marzo del 1916 alla 30^ Squadriglia aerea ebbe un
            encomio solenne per una ardita ricognizione sulla Valle del Vipacco, tra Ternova e il Carso. Nell’estate di quell’anno entrò
            come aspirante ufficiale nell’Arma del genio nel Battaglione Aviatori della 114^ Squadriglia e partecipò così alle ultime fasi
            della controffensiva italiana che arrestò la Strafexpedition. Fu decorato con una Medaglia d’Argento al valor militare per i com-
            battimenti sostenuti nel cielo del Trentino e del Medio Isonzo. Nel giugno 1917, dopo aver frequentato un corso al campo
            scuola di Mirafiori, fu destinato alla 80^ Squadriglia da caccia. Nei drammatici giorni della ritirata sul Piave Ancillotto abbatté
            quattro aerei nemici e fu decorato con una seconda Medaglia d’Argento. Nello stesso periodo il giovane aviatore iniziò a
            compiere missioni a bordo di un biplano Nieuport 11 armato di razzi aria-aria Le Prieur contro i palloni frenati austro-ungarici,
            noti come Drachen (Draghi), utilizzati dalle truppe combattenti come osservatori per l’artiglieria. Queste azioni erano consi-
            derate molto pericolose, perché miravano a obiettivi fortemente difesi dalla contraerea, tanto che abbattere un pallone frenato
            rappresentava una vittoria analoga a quella riportata in duello aereo. La sua impresa più nota, che gli valse la Medaglia d’Oro,
            nel dicembre 1917 sulla Piana della Sernaglia a Rustignè, fu proprio l’abbattimento di un Drachen. Nell’ultimo anno di guerra
            Ancillotto si cimentò soprattutto nella caccia notturna, una specialità dell’aviazione allora ancora in fase di sperimentazione
            e molto rischiosa per l’incerta affidabilità degli strumenti di volo e per la grande difficoltà a individuare nell’oscurità i bersagli.
            Nella notte del 24 luglio 1918, portò a termine un’impresa che rimase un fatto unico nella storia dell’aviazione nella Prima
            guerra mondiale: alzatosi in volo riuscì ad abbattere due bombardieri nemici di ritorno da un’incursione su Treviso. Alla fine
            del conflitto gli furono riconosciute ben undici vittorie nei duelli aerei, ed entrò così nell’Olimpo dei dieci principali assi del-
            l’aviazione italiana.
            In seguito non abbandonò il volo, la sua grande passione; si impegnò per promuovere l’industria aeronautica nazionale nel-
            l’America del Sud, compiendo fra l’altro, il 2 maggio 1919, un atterraggio nella città di Cerro de Pasco in Perù, a 4300 metri,
            la più alta quota mai raggiunta sino ad allora. Ancillotto morì nell’ottobre 1924 a Caravaggio in un incidente stradale mentre
            si recava a un raduno di Medaglie d’Oro.




            PIANA DELLA SERNAGLIA, 5 DICEMBRE 1917, LA BATTAGLIA D’ARRESTO


            Abbattere il Drago


            Il pilota Giannino Ancillotto divenne presto molto popolare e ammirato per le sue rocambolesche azioni di volo. La figura
            di aviatore in quel momento era circondata da un alone di grande fascino tra i combattenti della Prima guerra mondiale per
            il nuovo campo di combattimento delle loro imprese: il cielo. Il 5 dicembre 1917, nel corso della battaglia d’arresto, Ancillotto,
            in forza alla 77^ Squadriglia aeroplani in volo sulla Piana della Sernaglia nel territorio occupato dagli austro-tedeschi, a ridosso
            del fiume Piave, attaccò a Rustignè con i razzi un pallone di osservazione nemico da distanza così ravvicinata e con tale
            impeto da non aver più spazio di manovra: passò quindi attraverso l’esplosione dell’aerostato incendiato e, pur con l’aereo
            danneggiato, riuscì a raggiungere la base.
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