Page 170 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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            FEDERICO ZAPELLONI

            Roma, 1891 – Ivi, 1979

            Fin da giovanissimo seguì e studiò con grande interesse i progressi della nascente aeronautica e nel 1911 fece il suo primo
            volo a bordo di un aliante da lui stesso progettato e costruito: il Veleggiatore Zapelloni. Entrato nel Regio Esercito come sot-
            totenente nel 60° Reggimento della Brigata Calabria, fu inviato in Libia e qui poté valutare di persona il primo impiego tattico
            dell’aviazione contro le forze turco-arabe. Rientrato in Italia, preso il brevetto di pilota, nell’agosto 1916 fu assegnato alla
            13^ Squadriglia bombardieri equipaggiata con i Caproni Ca.32, trimotori lenti e pesanti. Pecche queste cui il giovane e intra-
            prendente Zapelloni, ora tenente, seppe ovviare adottando una tattica di volo basata su un’improvvisa impennata, cabrata in
            termine tecnico, dell’aereo, seguita da un brusco stallo dei motori. I più agili e maneggevoli caccia austriaci, spesso sorpresi,
            non riuscivano a ridurre per tempo la velocità, superavano di slancio il bombardiere e si trovavano così sotto tiro delle mi-
            tragliere anteriori. Zapelloni fu promosso capitano e nella primavera del 1917 assunse il comando della 13^ Squadriglia. Il
            26 giugno 1917 la sua unità effettuò uno dei primi voli notturni della storia dell’aviazione militare decollando dal campo di
            Comina con l’obiettivo di bombardare la base nemica di Prosecco, vicino a Trieste. Zapelloni e i membri degli equipaggi fu-
            rono decorati con la Medaglia d’Argento. L’esperienza di questa impresa fu messa a frutto nella notte tra il 2 e il 3 agosto
            quando dagli aeroporti di Comina, Aviano, e Campoformido presero il volo 36 bombardieri Caproni per un’incursione sul-
            l’arsenale e sul porto di Pola, cui prese parte anche Gabriele D’Annunzio. Per le sue imprese nell’anno 1917 Zapelloni fu de-
            corato con la Medaglia d’Oro. Continuò fino al termine del conflitto a compiere incursioni nei cieli sopra l’Isonzo e sul
            Piave, guadagnandosi un’altra Medaglia d’Argento.
            Nel dopoguerra fece parte della Missione militare italiana per l’armistizio con l’Austria. Dopo la costituzione, nell’ottobre 1923,
            della Regia Aeronautica, ebbe, con il grado di maggiore, il comando del 1° Stormo di ricognizione. La seconda fase della sua
            lunga vita fu divisa tra la passione per il volo e importanti incarichi nelle istituzioni. Fu dal 1925 al 1927 addetto militare ae-
            ronautico a Madrid, poi, rientrato in Italia, divenne aiutante di campo di Vittorio Emanuele III. Membro dello Stato Maggiore
            dell’Aeronautica, allo scoppio della Seconda guerra mondiale fece parte della Commissione italiana di armistizio con la Francia.
            Nel secondo dopoguerra Fiorello La Guardia, politico statunitense e sindaco di New York che Zapelloni aveva conosciuto
            nel corso del Primo conflitto mondiale alla scuola di volo di Foggia, lo volle all’UNRRA, l’organizzazione di aiuto per i paesi
            distrutti dal conflitto.



            AVIANO, 31 DICEMBRE 1917, LA BATTAGLIA D’ARRESTO

            Beffare il nemico

            Una delle imprese più straordinarie dell’intrepido aviatore romano – narrate dallo stesso protagonista nel primo dopoguerra
            – fu l’incursione sull’aeroporto di Aviano, caduto dopo la rotta di Caporetto sotto il controllo delle forze di occupazione au-
            stro-tedesche. Da quella base decollavano gli aerei per colpire le unità italiane in Veneto e, spesso sul far della sera, bombar-
            davano anche i centri abitati di Padova e di Venezia. All’approssimarsi di una nuova incursione segnalata dai sistemi di allarme,
            Zapelloni, senza autorizzazione, fece preparare il proprio aereo e partì da Padova per una missione contro l’aeroporto ora
            in mano nemica. Giunto sull’obiettivo, complice l’oscurità, fu scambiato per un apparecchio austriaco di ritorno dalla missione
            di bombardamento sulle città venete. Così, per favorirne l’atterraggio, da terra fu illuminata la pista con un potente riflettore.
            A quel punto il capitano Zapelloni si gettò in picchiata: colpì prima la fotoelettrica poi bombardò gli hangar, la pista di at-
            terraggio e gli aeroplani austriaci ancora a terra, di fatto rese inutilizzabile l’aeroporto di Aviano per lungo tempo.
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