Page 194 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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192                LA RAPPRESENTAZIONE DELLA GRANDE GUERRA NEL CONCORSO DELLA REGINA ELENA DEL 1934




            FRANCESCO BARACCA

            Lugo, Ravenna, 1888 – Nervesa della battaglia, Treviso, 19 giugno 1918

            Terminati gli studi al Liceo Classico Dante di Firenze, si iscrisse nel 1907 alla Scuola Militare di Modena, da cui uscì dopo
            due anni con il grado di sottotenente di cavalleria e poi fu assegnato al 2° Reggimento Piemonte Reale di stanza a Roma nella
            caserma di Castro Pretorio. Ma dopo due anni, convinto che il destino lo volesse combattente nei cieli, scelse l’aviazione e,
            ammesso a frequentare la scuola di pilotaggio di Reims, in Francia, ottenne il brevetto di pilota. Alla vigilia della Grande
            Guerra fu nuovamente inviato in Francia per addestrarsi sul velivolo da caccia Nieuport 10. Rientrato in Italia il 1° agosto
            1915, fu assegnato all’8^ Squadriglia incaricata della difesa di Udine. La sua prima vittoria in un duello aereo fu a Medeuzza
            fra il Tagliamento e Gorizia nell’aprile 1916, quando costrinse un Hansa Brandenburg C.I austriaco ad atterrare oltre le linee
            italiane. Per questa impresa fu decorato con la Medaglia d’Argento. Nei primi mesi del 1917 fu deciso di riunire i migliori
            piloti da ricognizione e da combattimento del Regio Esercito per formare una nuova unità, la 91^ Squadriglia, equipaggiata
            con un aeroplano di ultima generazione, lo SPAD S.XIII, un caccia monoposto biplano di fabbricazione francese. Francesco
            Baracca, promosso capitano, entrò nel maggio nella nuova formazione, detta la Squadriglia degli Assi: oltre a lui ne facevano
            parte Francesco Ruffo di Calabria (20 vittorie), Ferruccio Ranza (17 vittorie) e Pier Ruggero Piccio (24 vittorie). Con la fine
            di ottobre anche l’aviazione ebbe la sua Caporetto: l’intera flotta aerea dovette abbandonare gli aeroporti di Comina di Por-
            denone, di Santa Caterina, vicino a Udine, e di Aviano e si trasferì prima a Pordenone e poi a Padova. Baracca, comandante
            del reparto di punta dell’aviazione italiana, fu l’ultimo a lasciare la posizione di Santa Caterina “affranto dal dolore di abban-
            donare il campo dei nostri trionfi” e da quel momento si prodigò senza risparmio per contrastare le offensive austro-tedesche.
            Ingaggiava anche cinque duelli aerei in un sol giorno, andando a mitragliare a bassa quota le truppe nemiche che avanzavano
            verso il Tagliamento. Il 7 dicembre 1917 il valoroso pilota abbatteva il suo trentesimo aereo sull’Altopiano di Asiago. Per
            questa vittoria, che fu citata sul bollettino ufficiale del Comando Supremo, ebbe la Croce di ufficiale della Corona belga –
            consegnata personalmente dal re Alberto – la Medaglia d’Oro e la promozione a maggiore per meriti di guerra. Perse la vita
            il 19 giugno 1918 durante la Battaglia del Solstizio in una pericolosa operazione a bassa quota contro le linee nemiche sul
            Montello, colpito, secondo la versione ufficiale, da una pallottola esplosa da terra dalle linee del 31° Fanteria ungherese.



            MONTELLO, 19 GIUGNO 1918, LA BATTAGLIA DEL SOLSTIZIO


            Il cielo, il nuovo campo di battaglia

            Francesco Baracca, l’asso della nostra aviazione con trentaquattro vittorie, fu uno degli eroi più popolari della Grande Guerra.
            Un mito dell’aeronautica la cui leggenda è viva ancora oggi, immortalata nel logo del cavallino rampante della scuderia Ferrari.
            Dal 1916 fu protagonista vittorioso nelle battaglie dei cieli conquistando onorificenze e promozioni. Il 19 giugno, Francesco
            Baracca rientrò al campo di aviazione di Quinto di Treviso dopo aver compiuto già tre missioni. Era ormai il tramonto, ma
            il pilota decise di alzarsi di nuovo in volo per tornare a colpire a bassa quota le linee nemiche. Tuttavia, il suo aereo, lo SPAD
            S.XIII con cui aveva compiuto tutti i voli precedenti, presentava il rivestimento in tela delle ali e della fusoliera danneggiato;
            era indispensabile ripartire con un velivolo di riserva per la quarta missione del giorno. Nel corso di quell’ultima e fatale
            azione, mentre a bassa quota mitragliava le trincee austro-ungariche di Col Val dell’Acqua sul Montello, l’aereo dell’asso della
            91^ Squadriglia fu colpito e abbattuto. Il corpo di Francesco Baracca fu ritrovato senza vita il 23 giugno con una ferita di
            proiettile all’occhio destro nell’abitacolo dell’aereo parzialmente bruciato. Sulla dinamica della morte i quotidiani dell’epoca
            non ebbero dubbi: l’eroico aviatore vittorioso in 34 duelli aerei aveva tenuto fede alle sue parole tante volte espresse: uccidersi
            piuttosto che cadere nelle mani del nemico.
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