Page 202 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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            210° FANTERIA AL PIAVE

            SAN DONÀ DI PIAVE, GIUGNO - LUGLIO 1918, LE AZIONI CONTROFFENSIVE ITALIANE

            Ora, come allora, di qui non si passa

            Il formidabile attacco sferrato il 15 giugno fu l’ultimo tentativo degli austro-ungarici di dare una svolta decisiva alla guerra
            sul fronte italiano dopo la situazione di stallo che si era creata con il ripiegamento del Regio Esercito sulla linea Monte
            Grappa-Piave nel dicembre 1917. Proprio lungo il corso del fiume si svolsero i combattimenti più aspri e più sanguinosi,
            con ripetuti tentativi delle armate del feldmaresciallo Boroevic ´, solo in parte momentaneamente andati a buon fine, di portarsi
            sulla riva destra, marciare alla conquista di Treviso e poi dilagare nella pianura veneta. La battaglia fu violentissima e, quando
            le truppe austro-ungariche perdettero la testa di ponte di Fagarè sulla destra del Piave, l’impresa era ormai fallita e si tramutò
            in una pesantissima disfatta: tra morti, feriti e prigionieri gli imperiali perdettero circa 120.000 uomini. Molto gravi anche le
            perdite italiane, quasi 90.000 combattenti, ma l’aver infranto e respinto la grande offensiva austriaca del Solstizio fu il primo
            decisivo passo verso la vittoria finale.














































            Nella pagina a fianco:
            Giulio Cisari, 210° Fanteria al Piave, litografia
            Un gruppo di fanti italiani è asserragliato dietro i sacchi di sabbia, sul greto del Piave, illuminati dal bagliore delle esplosioni che avvolgono la
            sponda sinistra del fiume, martellata dalle nostre artiglierie che non concedono tregua alle truppe nemiche. Indossano le maschere antigas, un segno
            del terribile bombardamento cui sono sottoposte le nostre unità : oltre 200.000 granate lacrimogene e asfissianti. Il ponte ferroviario di San Donà
            di Piave, che poi sarà chiamato Ponte della Vittoria, domina la scena. Le sue strutture distrutte in grande evidenza ricordano un altro drammatico
            momento vissuto su quel fiume, il 9 novembre 1917 quando, dopo la ritirata di Caporetto, per impedire agli austro-tedeschi di passare sulla
            sponda destra, il ponte fu fatto brillare dalla 20^ Compagnia minatori. L’evocazione di un’immagine simbolica e un monito: ora, come allora, di
            qui non si passa.
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