Page 204 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
P. 204

202                LA RAPPRESENTAZIONE DELLA GRANDE GUERRA NEL CONCORSO DELLA REGINA ELENA DEL 1934




            DON PACIFICO ARCANGELI

            Treia, Macerata, 1888 – Monte Grappa, 6 luglio 1918

            Terminate le scuole elementari a Treia, desideroso di proseguire negli studi, il giovane Pacifico ottenne di essere ammesso
            come studente al Seminario di Orte, dove la famiglia si era trasferita, con un posto semigratuito. Per problemi economici,
            tuttavia, dovette comunque lasciare l’istituto ecclesiastico e lavorare come istruttore prima in un collegio a Como e poi a Fi-
            renze, dove conseguì la licenza liceale. Nel 1912 fu ordinato sacerdote e, rientrato a Orte, divenne insegnante di storia,
            francese e scienze nel Seminario Vescovile della città. Il 1° giugno 1915 fu arruolato e assegnato alla 9^ Compagnia di Sanità
            all’Ospedale militare del Celio a Roma. Nel settembre dello stesso anno divenne cappellano militare con il grado di tenente
            nel 40° Reggimento di artiglieria da campagna e raggiunse così la linea di operazioni nella conca di Plezzo, dominata dal
            Monte Rombon, punto nevralgico delle comunicazioni austro-ungariche per i rifornimenti del fronte dell’Alto Isonzo. Visse
            così, insieme ai soldati, tutti gli avvenimenti bellici del suo Reggimento: dai combattimenti sul Mrzli, il più orrendo punto del
            fronte isontino, alla liberazione di Gorizia fino alla conquista del Monte Santo nel corso dell’undicesima offensiva dell’Isonzo
            nell’agosto 1917. Dopo Caporetto Arcangeli fu trasferito al 252° Reggimento della Brigata Massa Carrara sul Monte Asolone.
            Il 6 luglio 1918 il Reggimento fu incaricato di riconquistare la vetta del Monte Pertica. Il valoroso cappellano uscì dalla
            trincea insieme ai fanti lanciati all’attacco e con loro raggiunse l’obiettivo dell’operazione. Mentre incitava i soldati a procedere
            e ad avanzare fu colpito da una scheggia di granata al ventre, ma volle restare a rincuorare e a incitare i soldati appoggiato a
            un albero. Morì poco dopo nell’ospedale da campo. Insieme a Giovanni Mazzoni e a Annibale Carletti fu una delle tre Me-
            daglie d’Oro concesse ai cappellani militari.



            MONTE PERTICA, MASSICCIO DEL GRAPPA, 6 LUGLIO 1918, LE AZIONI CONTROFFENSIVE ITALIANE

            “Sono stato all’assalto coi miei fanti”


            Dal 21 giugno la Brigata Massa Carrara prese parte al contrattacco che aveva come traguardo la conquista del Monte Pertica
            e delle posizioni perdute sul massiccio del Grappa durante l’offensiva Radetzky. Dopo tre giorni di accaniti combattimenti
            l’unità fu tuttavia costretta a retrocedere. Il tentativo fu ripetuto, dopo un avvicendamento tra i reparti della Brigata, il 6
            luglio, quando il 252° Reggimento tentò più volte la riconquista dell’importante posizione strategica, ma alla fine fu obbligato
            a rinunciare per il violento fuoco di sbarramento. Il valoroso cappellano militare don Pacifico Arcangeli aveva seguito i suoi
            compagni lanciati all’attacco fin sulla vetta del Monte Pertica e raggiunse tra i primi i reticolati della trincea nemica sotto le
            raffiche delle mitragliatrici e un intenso bombardamento di artiglieria, incoraggiando quelli che lo seguivano. Rimase al loro
            fianco consapevole che la sua presenza e le sue parole avrebbero potuto essere di ristoro ai compagni; la sua umanità non
            lo fece desistere neppure quando una scheggia di granata lo colpì all’addome ferendolo gravemente. Si appoggiò a un albero
            ma volle restare a rincuorare i commilitoni. Trasportato nell’ospedale da campo continuò a consolare gli altri feriti e poi si
            spense serenamente poco dopo, mormorando a un cappellano “Sono stato all’assalto coi miei fanti… ho compiuto il mio
            dovere… è finita”.







            Nella pagina a fianco:
            Antonio Testa, don Pacifico Arcangeli, olio su tela
            L’immagine richiama apertamente la struttura dell’iconografia sacra sulla flagellazione di Cristo: don Pacifico Arcangeli è appoggiato all’albero
            come Gesù alla colonna del supplizio; il filo spinato dei reticolati, i rottami di ferro e i rami scheletrici e acuminati degli alberi suggeriscono un ri-
            ferimento alla corona di spine e all’intonazione di tormento e di dolore presente nella raffigurazione classica dell’evento. Ma qui, invece dei due fu-
            stigatori che infieriscono sul condannato, accorrono pietosi i fucilieri del 252° Reggimento, i compagni che con il prode cappellano militare hanno
            condiviso le angosce e i lutti della tremenda vita di trincea. L’opera fu acquistata direttamente dalla regina Elena e donata al Museo Centrale del
            Risorgimento.
   199   200   201   202   203   204   205   206   207   208   209