Page 27 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
P. 27

INTRODUZIONE                                                 25


                                                                                                         58
            mille copie di tredici tra le incisioni e le xilografie vincitrici poi poste in commercio nel gennaio 1936. Anche alcuni ritratti
            in bronzo di Medaglie d’Oro, non prescelti per la Galleria della Guerra e della Vittoria ma partecipanti alla selezione, andarono
            ad arricchire le raccolte di istituzioni pubbliche tra cui quella di Palazzo San Giacomo, sede del Comune di Napoli. 59

            Calava così il sipario sul concorso “La Guerra e la Vittoria” della regina Elena, un’iniziativa che aveva coinvolto per due anni migliaia di
            artisti per celebrare la memoria degli avvenimenti e degli eroi della Prima guerra mondiale. A leggere l’attuazione di questo accadimento,
            nelle sue diverse fasi e nei suoi protagonisti, al di là di qualche ambiguità e incertezza nelle scelte e nei risultati, ben si vedevano l’ordito
            del progetto e il significato che la Corona intendeva dare all’evento: la Grande Guerra aveva rappresentato l’ultimo atto di un lungo per-
            corso iniziato nel Risorgimento che aveva portato alla costituzione di una Nazione libera e unita, sempre sotto la guida di Casa Savoia.

            Ma ormai erano cambiati gli interpreti della storia. Infatti secondo la lettura diffusa e sostenuta dal regime, la Grande Guerra
            era stata la guerra rivoluzionaria che aveva portato al successo il fascismo, una sorta di evento palingenetico che, scomparso
            del tutto il nesso tra nazione e libertà, aveva assegnato all’Italia un ruolo come potenza organizzata tesa a espandere, in con-
            trasto con le altre nazioni, la sua influenza economica, culturale e militare. 60

            Il 4 novembre 1935 i festeggiamenti per il diciassettesimo anniversario della vittoria erano rivolti a esaltare la guerra del mo-
            mento e la decisione del regime a perseguire “la sacrosanta impresa in Africa Orientale”. Per la prima volta da quando il 21
            ottobre 1919 era stata istituita la ricorrenza, la lettura del Bollettino numero 1268 di Armando Diaz che annunciava l’an-
            nientamento dell’Austria-Ungheria non rappresentava più il punto focale della celebrazione: a essa era seguita quella del co-
            municato del Ministero Stampa e Propaganda sui progressi delle truppe italiane in Etiopia e sulla conquista da parte della
            Divisione Gavinana della città di Adua, un nome-simbolo nella storia nazionale. 61

            Quel 4 novembre non celebrava soltanto la memoria del momento atteso per i quarantun mesi di quell’interminabile conflitto
            che aveva consegnato ai combattenti vittoriosi “la gloria di portare il Tricolore d’Italia sui termini sacri che la natura pose a
            confine della patria nostra”. Rappresentava soprattutto la consacrazione della nuova impresa bellica che spingeva l’Italia alla
            conquista di terre straniere. La Nazione che aveva combattuto per settant’anni contro un potente invasore diventava la Na-
            zione che aggrediva altri paesi. Le mete da raggiungere erano ora il Primato e l’Impero. Lo scacchiere europeo stava inesora-
            bilmente modificando la rete delle relazioni tra gli stati. I nemici di un tempo, Germania, Austria e Ungheria, erano divenuti
            cordiali amici. Tornava ad aleggiare lo spettro della vittoria mutilata e gli alleati dell’Intesa, Francia e Gran Bretagna, erano
            adesso gli avversari, cui veniva addossata, con un’inquietante, raggelante profezia, la responsabilità di “scatenare nel mondo
            un conflitto molto più pauroso di quello che, diciassette anni or sono, stava per aver fine”.

            Il concorso promosso e sostenuto con grande impegno e convinzione dalla regina Elena per la Galleria della Guerra e della
            Vittoria rappresentò così l’estremo tentativo di far rivivere quella passione civile che aveva animato l’epopea risorgimentale ma
            che ormai sembrava travolta e superata dagli avvenimenti che si erano succeduti aprendo un’epoca totalmente nuova.

                                                                                                               Roberto Guerri




            58
              M. PIZZO, Il concorso delle medaglie d’oro e il Museo centrale del Risorgimento, in L’oro e l’inchiostro, op. cit., p. 9.
            59
              Archivio di Stato di Napoli, F. DI VAIO (a cura di), Mostra delle scuole storiche napoletane: archivi, biblioteche, gabinetti scientifici, cimeli, patrimonio storico-
            artistico e architettonico, Napoli, Giannini Editore, 2014, p. 78.
            60
              E. GENTILE, La Grande Italia, op. cit., p. 150-162
            61  «Il Consiglio dei Ministri ha deliberato di dichiarare il 4 novembre 1919 festa nazionale, in ricordo della Vittoria dell’Italia. Il Consiglio dei Ministri inoltre,
            dopo aver deliberato che la spesa occorrente per la celebrazione della festa della Vittoria e per le solenni onoranze all’Esercito e all’Armata venga messa in-
            tegralmente a carico dello Stato, ha dovuto riconoscere che la data del 4 novembre già stabilita non è la più adatta per assicurare la completa riuscita delle
            solenni manifestazioni di riconoscenza nazionale […] perché la data […] coincide col periodo di massima tensione della lotta elettorale, e quindi si avrebbero
            notevoli difficoltà per l’intervento alla cerimonia delle rappresentanze locali, per la minor disponibilità di mezzi di ogni specie, e particolarmente di alloggi,
            nonché per le condizioni dello spirito pubblico, attratto dalla competizione elettorale. Tenuto conto di questi motivi […] il Governo è venuto nella determi-
            nazione di rinviare le onoranze e i festeggiamenti a dopo la riunione del Parlamento. Intanto, perché la data del 4 novembre sia convenientemente ricordata
            e festeggiata, con decreto reale in corso, su proposta del Consiglio dei Ministri si è, come si è detto, stabilito che essa per quest’anno sia considerata come
            festa nazionale». Cfr. «Corriere della Sera», 22 ottobre 1919. La commemorazione, rinviata per la concomitanza con le elezioni politiche stabilite per
            il 19 novembre, fu tenuta per la prima volta il 4 novembre 1922.
   22   23   24   25   26   27   28   29   30   31   32