Page 25 - La rappresentazione della Grande Guerra nel concorso della Regina Elena del 1934
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            LE OPERE PIÙ CHE LODEVOLI

                    a giuria, nonostante il numero davvero eccezionale di bozzetti da esaminare, terminò alla fine di giugno la scelta di quelli
                    meritevoli. Il 3 luglio 1934 la Segreteria del concorso poté comunicare ai quotidiani i nomi degli artisti che avevano
            L superato la prova di primo grado. Scorrendo l’elenco, pubblicato integralmente sul Corriere della Sera il giorno successivo,
            si constatava una netta prevalenza di pittori e di scultori dell’Italia centro-settentrionale con una significativa presenza di artisti re-
            sidenti nella Capitale. Situazione diversa invece per quanto riguardava le incisioni e le xilografie: qui emergevano in maggioranza
            i maestri della scuola sarda, i cui esponenti avevano già affrontato il tema dei caduti in guerra e della vita in trincea nelle iniziative
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            editoriali della rivista L’Eroica e quindi avevano saputo meglio di altri affrontare gli argomenti proposti. La selezione fu molto
            severa: dei 2132 dipinti ne furono ammessi alla fase finale 50, dei 763 gessi solo 61 e delle 132 prove in bianco e nero tra litografie,
            xilografie e incisioni solo 22 superarono il primo esame. In totale, quindi, delle più di tremila opere esposte nel giorno della festa
            dello Statuto al Palazzo Reale del Quirinale, solo 133 furono ritenute degne di essere completate. Un esame dunque molto rigoroso
            e nello stesso tempo tanto rapido – erano trascorsi meno di trenta giorni dalla prima esposizione – forniva un’indicazione certo
            non lusinghiera sulla validità artistica della gran parte degli elaborati presentati.

            Ugo Ojetti, nello stesso articolo del Corriere, difendeva comunque la validità delle scelte: erano state gettate le basi del nuovo
            museo fondato su opere più che lodevoli e dalla loro esposizione sarebbe nato un sentimento che andava a colmare un vuoto
            di tanti lustri riportando all’attenzione degli italiani i valori della guerra patriottica. In realtà i pittori, gli scultori e gli incisori
            che con i loro lavori andarono a costituire il primo nucleo della Galleria della Guerra e della Vittoria, erano in maggioranza
            artisti già affermati e apprezzati in Italia, come è documentato dai cataloghi delle mostre promosse nei primi anni del No-
            vecento dalle numerose istituzioni culturali e poi, dagli anni Trenta, organizzate dal Sindacato Fascista di Belle Arti. Alcuni
            di loro svolsero la propria attività, con successo, anche all’estero. Pochi dunque i nominativi, tra i vincitori dei concorsi, di
            cui non è stato possibile ricostruire il percorso degli studi e della formazione. Non mancavano però le note critiche. Ojetti
            sottolineava l’ingenuità di molti, in particolare tra gli scultori, nel ritrarre i protagonisti delle gloriose azioni di guerra:
                   Ma s’ha subito da dire che a un danno nella seconda prova del concorso […] dovranno rimediare: al danno di aver
                   rappresentato i superstiti quali sono adesso, non quali erano al tempo della guerra e della vittoria. Solo i morti sono
                   rimasti giovani. Su troppi degli altri, questi diciassette e diciotto anni si sono frapposti come un velo. Chi cioè fra un
                   secolo entrerà nel Museo della Guerra, potrà pensare che essa è stata per gran parte combattuta e vinta da uomini
                   tra i cinquanta e i sessanta. 49
            Tuttavia, come si può vedere osservando le riproduzioni delle sculture, l’invito del critico d’arte del Corriere rimase inascoltato:
            gli artefici della vittoria ancora in vita furono ritratti proprio con le fattezze del momento del concorso, uomini maturi
            quando addirittura non anziani. 50




            NELLA GALLERIA SOVRASTANTE ALLA CRIPTA DEL MILITE IGNOTO FRA LA GRANDIOSA E
            SUGGESTIVA SELVA DELLE BANDIERE

                    a riunione conclusiva della giuria si tenne il 6 febbraio 1935 nel Palazzo Reale del Quirinale a poco più di un anno di distanza
                    dalla pubblicazione del bando. Al termine dei lavori il presidente Francesco Saverio Grazioli preparò un’accurata ed esaustiva
            L relazione sulle scelte della commissione e la inviò alla regina Elena. Il primo nucleo della costituenda Galleria della Guerra
            e della Vittoria poteva contare solo su 75 opere – 23 pitture, 34 sculture e 18 tra xilografie, litografie e incisioni – un numero davvero
            molto contenuto rispetto alle oltre tremila presentate nella prima fase del concorso e anche a quelle realizzate successivamente per
            il giudizio definitivo. A fronte di questo risultato, pur con tutta la necessaria diplomazia, netta era la valutazione di Grazioli: un
            errore, dettato dalla generosità della Regina, aver aperto la partecipazione a chiunque lo avesse desiderato senza prima operare una
            selezione di merito e di competenze. Molti dei soggetti indicati nel bando non erano rappresentati perché nessun artista era stato


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              I premiati nei concorsi della Regina, in «Corriere della Sera», 4 luglio 1934, p. 3; L’oro e l’inchiostro, op. cit., p. 19-22.
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              U. OJETTI, I premiati nei concorsi della Regina, in «Corriere della Sera», 3 luglio 1934, p. 3.
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              Ivi.
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