Page 468 - 1992 - XVIII Congresso Internazionale di Storia Militare
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              Scrive  francesco Guicciardini:
              ... le calamità d'Italia ... cominciarono con tanto maggiore dispiacere e spavcn·
              w  negli animi degli uomini quanto le cose universali erano allora  più liete e
              più felici Perché manifesto è che ... non aveva gjammai semiro Italia unta pro-
              sperità, né provato stato ramo desiderabile quanto era qucUo nd quale sicura·
              menre si  riposava  l'anno della  salute cristiana  miUe quarrrocemo novanta  ...
              Perché, ridona runa in somma pace e tranquillità ... non solo era abbondanris·
              si ma d'abitatori, di mercaranzie e di ricchezze; ma illusuara sommamente daUa
              magnificenza di molti principi, dallo splendore di molte nobilissime c beUtssi·
              me cirrà,  ...  fioriva  d'uomini prestantissimi nella  amministrazione delle cose
              pubbliche c d t i-ngegnj molto nobili in rurre le dottrine e in quaJunque arre prc-
              clnra  c  indusrriosa; né priva  ...  di gloria  rrulitare c ornatissima di ranre doti.
              meritaromente appresso tutte le  nazioni  nome e  fama  chiarissima  rirencva.
              In due anni dalla grande scoperta di Colombo, queSta lraliu sarebbe divenura
          campo di banaglia. di eserciri stranieri. Così, ere secoli dopo che Guicciardini ave·
          va potuto scrivere un tanto chiaro elogio della civihà italiana, In Penisola era ridar·
          ta tanro in basso che il suo poeta Goffredo MameJi, aurore del nosrro inno nazionale,
          poteva scrivere con infinita amarezza: "Noi siamo da secoli l Calpesti e derisi l Perché
          non  sia m  popolo l Perché sia m  divisi".
              Apertosi con Colombo, il  cammino del Convegno è proseguito con Napolco·
          ne Bonaparte che abbiamo inconu:ato nell'ora epica e  fortunata sui campi di Ma·
          rengo.  Per un verso Bonaparte è ancora un uomo del  pa.ssato. Sebbene crcsciuro
          ad amore la grande nazjone francese e ad identificarsi con essa, egli. per l'origine
          della sua famiglia, può anche apparire per un verso come l'ulòmo imeUecruale uni·
          versalisra del Rinascimento, come un [ardo prodotto di quell'età. Ma per altro, è
          Bonaparte che guiderà al combammc:mo i primi reparti nazionali italiani accanro
          a  quelli francesi, che farà  svenrolarc sui campi di battaglia la bandiera tricolore.
          eh~.  poco dopo Marengo, varerà uno stato che si chtamerà " Rcpubbltca lraliana".
              Ecco quindi che In  scelta  di Torino e di Alessandria  per ques[O nosrro collo-
          quio,  in  cui  noi  italiani -  debbo dirlo e  debbo ringraziarvi -  ci  stamo scntiu
          anche circondati dalla stima e daU'affeno di rami amici & rurto il mondo, assume
          un significato che solo ora, dopo giorni di studio, è possibile misurare: da Torino
          pnrcì infatti l'appello a combarrc:re per la  riscossa nazionale; qui operarono i pen-
          satori militari e politici e i soldari di nJCta  Italia che tonarono per il Risorgimento;
          qui affiuirono i volontari polacchi, ungheresi, romeni, americani venuti a combar·
          cere insieme agli  italiani; qui giunsero le u:uppe francesi che avrebbero versato il
          loro sangue unicamente a  quello italiano sui campi di Magenra e di Solferino; e
          questo noi  imlioni non dobbiamo mai dimenticarlo. Qui infine, nella sala che ave·
          re  visto  visimndo Palazzo Carignano,  fu  proclamata  dopo secoli  l'unirà d'Italia.
              Le  relazioni e  le  comunicuioni qui presentare hanno percorso runo questo
          cammino, dnlla srrnrcgia  mediu:rrnnca al  globalismo cararrerizzaro dal sorgere di
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