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248        Il Milite Ignoto: sacrificio del cittadino in armi per il bene superiore della Nazione




            po di fucile esiste peraltro anche una narrazione in prima persona del Finanziere
            Pietro Dell’Acqua, che così lo rammenta:

                  “Nacqui a S. Bona di Treviso nel 1895, il 26 luglio … e fui mandato in servizio
                  con la Brigata di Visinale dello Judrio, comune di Corno di Rosazzo. Eravamo
                  agli sgoccioli della neutralità, la nostra consegna era quella di riferire tutto quanto
                  si vedesse al di là del ponte di Brazzano iniquo confine di ante guerra. Ricor-
                  do benissimo la magnifica sera del 23 maggio 1915, nella notte stellata, con la
                  luna splendente. Il Brigadiere, certo Castore, mi comandò altre volte di servizio al
                  ponte di confine con un richiamato di classe molto più anziano della mia, Carta
                  Costantino. La consegna avuta era di non far uso delle armi perché, sparando al
                  di là del confine, avremmo potuto precipitare quell’avvenimento che forse era
                  decisivo: la guerra all’Austria. Alle 20, ora del nostro turno di servizio, ci postam-
                  mo ai nostri assegnati e cioè io sotto il ponte e il Carta sopra. Da qualche mese le
                  sentinelle dei due territori si tenevano ad una certa distanza, formando sulla linea
                  di confine una zona neutra; il ponte era in palificata mentre le due testate erano in
                  muratura, sul letto scorreva limpidissima un’acqua profonda non più di cinquanta
                  centimetri che segnava l’ostacolo per i due popoli. Potevano essere le 22,30 quan-
                  do una trentina di soldati della territoriale e guardie di finanza austriaci cautamente
                  si avvicinavano al ponte; giunti alla testata si divisero in due gruppi mentre altri
                  si fermarono e scendendo dalla scarpata cercavano di raggiungere il sotto ponte
                  con l’intenzione evidente di far fuoco alla miccia delle mine che era già preparata,
                  facendo saltare il ponte, ostacolando in tal modo l’irrompere delle nostre truppe
                  che a poca distanza erano pronte in attesa di ordini. I due gruppi di austriaci per
                  proteggere il lavoro dei loro compagni aprirono un accelerato fuoco contro di me
                  e contro il mio compagno che stava in cima al ponte. Iddio non permise che noi
                  due fossimo colpiti dal piombo austriaco e, fra tanto grandinare di fucileria, im-
                  bracciai il fucile e con sangue freddo e polso fermo mirai a quei tre, anzi a quello
                  dei tre che da sotto il ponte aveva già acceso in fra le mani una piccola fiammella
                  e stava cercando la miccia. Il primo colpo del mio fucile colpì il bersaglio facen-
                  do stramazzare al suolo il primo austriaco ucciso; gli altri due precipitosamente
                  cercavano immediatamente scampo dal fuggi fuggi; e così fu salvato il ponte e la
                  truppa, (che aveva) avuto l’ordine di varcare il vecchio confine. Era l’alba del 24
                  maggio 1915 … Dopo di questo lungo episodio fui mobilitato ad un Battaglione
                  con il quale partecipai sempre nelle zone di operazione; in più ebbi partecipato in
                  Albania e partecipando a diversi combattimenti, fui congedato in zona d’armisti-
                  zio il 19 settembre 1919”.
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