Page 18 - Airpower in 20th Century - Doctrines and Employment
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            dell’uso della forza» ; secondo l’immagine efficace del Re Federico II di Prussia «i
            negoziati senza le armi fanno poca impressione, come gli spartiti senza gli strumen-
            ti». Le Forze Armate servono quindi a combattere le guerre, ma anche come stru-
            mento di pressione per evitarne lo scoppio, attraverso la dissuasione, la deterrenza o
            l’uso minimo della forza.
               Riguardo al primo compito, gli strateghi seguaci del «metodo realista», enfa-
            tizzano l’importanza del progresso tecnologico e sottovalutano i fattori storici ed
            etico-politici, ricercando la silver bullet che offra la «soluzione finale» delle guerre .
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            Tale convinzione è particolarmente diffusa negli Stati Uniti. Come osserva qui nel
            suo saggio il Prof. Corum, «from the very beginning of American military aviation,
            the central idea behind American airpower doctrine and theory has been to employ
            airpower with decisive, war-winning effect. For almost a century, the U. S. Air Force
            has maintained its strategic focus and has built a force with a strong common belief
            that decisive victory in war could be achieved by airpower, with a minimal contri-
            bution by other forces. While the technologies and tactics have changed, the core
            doctrinal principles have remained constant».
               Tuttavia la superiorità tecnologica non può essere risolutiva nelle guerre irrego-
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            lari . Riguardo a queste ultime, i francesi distinguono tra asymmétrie e dyssimétrie.
            La dyssimétrie è descritta come uno squilibrio tra gli antagonisti riguardante il livello
            della posta in gioco e dei mezzi impiegati, ma non tanto il loro tipo ed il comporta-
            mento dei belligeranti. Da questo punto di vista, l’antagonista per il quale la posta è
            meno importante è svantaggiato, poiché non è disposto a pagare un prezzo alto per
            conseguire la vittoria. In una “guerra di liberazione”, i “combattenti per la libertà”
            sacrificano tutto, perché la loro posta è più alta rispetto a quella della Potenza straniera
            che controlla il loro territorio, che ha altri interessi altrove. Si ha asymmétrie quando il
            comportamento, l’etica, le modalità di azione e gli strumenti impiegati dai belligeranti
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            sono radicalmente differenti . La superiorità tecnologica può avere un ruolo chiave
            nel caso della dyssimétrie, ma non è risolutiva in quello della asymmétrie.
               Nella guerra del Vietnam si vide la combinazione tra “illusione tecnologica” e
            debolezza etico-politica che portò gli Stati Uniti alla sconfitta. La guerra già allora
            iper-tecnologica combattuta dagli americani spesso contrastava con l’obiettivo di
            “vincere i cuori e le menti”: un villaggio distrutto dal napalm difficilmente era un
            buon viatico a tal fine. Commentando quel conflitto, uno storico ha scritto: «Il pen-
            siero militare dell’Occidente è giunto addirittura a concepire l’utopia di una guerra
            in cui sia possibile far combattere, in pratica, solo le macchine, con appena qualche



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               H. J. Morgenthau, Politica tra le nazioni: la lotta per il potere e la pace, Bologna, 1997, p. 506.
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               Cfr. F. Sanfelice di Monteforte (a cura di), La strategia. Antologia sul dibattito strategico per argo-
               menti, Soveria Mannelli, 2010, pp. 165-68 e 254.
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               Cfr. C. E. Callwell, Small Wars. Their Principles & Practise, Lincoln (NE), 1996 [I ed., 1906], p.
               XI. Sul tema cfr., in questo numero, il saggio del Gen. Antonio de Jesus Bispo.
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               Cfr. J. Baud, La guerre asymétrique. Ou la défaite du vainqueur, Parigi, 2003.
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