Page 48 - Adriatico 1848. Ricerca e significato della contrapposizione marittima - Atti 25 settembre 1998
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             c'era ancora abbondanza di mezzi,  "avrebbero cambiato la faccia a  molte cose",
             annotava  G. B. Varè,  che era stato ministro  della  Repubblica  di  Manin,  nei  suoi
             ricordi del  1848-49 (12).  "Se  Venezia,  dal  dicembre 1848,  avesse dedicato  tutte le
             sue cure ad armare e  ad accrescere la  flotta  in guisa  di  impedire alla  debolissima
             austriaca  di  operare  il  blocco ... " scriverà  uno  storico  di  fine  Ottocento (13).  Come
             già  Zambelli,  aveva  visto  giusto  il  patriota Luigi  Mezzacapo,  che si  era  dimesso
             dalla  commissione  di  difesa  che aveva  respinto  la  sua  proposta  di  organizzare
             un'efficace difesa marittima che potesse dominare l'Adriatico mentre la flotta au-
             striaca "era  in  pieno sfacelo con ufficiali  inesperti e  i croati  per cannonieri" (14).
                 Ma  in Austria,  frattanto,  le cose erano cambiate,  e  il  nuovo Primo Ministro,
             principe  Felbc  zu  Schwarzenberg,  aveva  conferito  il  comando  superiore  della
             Marina, tenuto interinalmente da un ufficiale giovane e coraggioso, il  Kudriaffsky,
             all'ammiraglio  danese  Hans  Birch  von  Dahlerup,  e  la  squadra,  riorganizzata  e
             composta delle migliori  unità,  prenderà  parte al  blocco  e al  bombardamento di
             Venezia  (nel corso del  quale fu  sperimentata,  credo per la  prima volta nella sto-
             ria,  l'offensiva  dal  cielo  per mezzo di  palloni  aerostatici  muniti  cii  un cerchio di
             legno  al  quale  era  appesa  una bomba da  30  libbre,  accesa  e sganciata da  razzi
             a  tempo:  con scarso  successo  perché  il  vento  aveva  respinto  palloni  e  bombe
             sulle linee austriache).
                 Nell'aprile  1849  la  Marina  austriaca  riordinata  da  Dahlerup  conta  14  navi
             con  110  cannoni,  72  dei quali  di grosso calibro,  e  2600  marinai.  Dispone anche
             di sei navi a vapore del Lloyd  austriaco (Zambelli aveva visto giusto!),  mentre la
             Marina veneziana non ne ha che una sola, la  Pio IX,  con la quale gli ufficiali più
             giovani  e  audaci vorrebbero sfidare  il  nemico:  si batte,  infatti,  col  piroscafo au-
             striaco  Vulcano,  ma  senza successo; soltanto  una volta,  il  27  aprile,  le  due navi
             vengono a  contatto,  e  la  Pio IX colpisce  clue  volte  il  Vulcano che  è  costretto a
             rinunciare al  blocco di  una nave greca carica cii  frumento.  Per diminuire lo squi-
             librio  delle forze  viene accettato il  consiglio  di  Luigi  Fincati,  di  armare i trabac-
             coli,  ma  la  misura,  presa in  ritardo,  non muta la situazione,  né la  muta una leva
             straordinaria  di  gondolieri  e  pescatori  lagunari,  giudicati  sprezzantemente  da
             Dahlerup, nelle sue memorie, "marinai d'acqua dolce" (15).  Il valore personale di-
             mostrato  da  molti  ufficiali,  marinai,  fanti  e  artiglieri  di  marina sbarcati  e  impie-
             gati a difenclere  i forti  e le batterie non può che far  rimpiangere un  impiego più
             razionale delle  unità  navali.
                 Nell'incalzare ciel  blocco  e  cieli' assedio,  qualche  azione  della  Marina  pote-
             va  comunque sempre rappresentare una speranza,  benché le caratteristiche ciel
             porto cii  Venezia  cii  allora,  inadatto alla  manovra cii  bastimenti a vela senza  il  fa-
             vore clei venti e clelle maree (le navi di maggiore stazza clipenclevano per la  ma-
             novrabilità dalle forti maree dei pleniluni), rendessero vane "le migliori occasioni
             di sorpresa e di aggressione in alto mare" e addirittura, come sosteneva Balclisserotto,
             ostacolassero il  rientro clelia flotta una volta uscita in mare aperto. Achille Bucchia,
             nominato comanclante in  capo clelia  marina  il  18 giugno 1849,  altamente stimato
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