Page 49 - Adriatico 1848. Ricerca e significato della contrapposizione marittima - Atti 25 settembre 1998
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LA MARINA VENETA NEL 1848-49 39
da tutti e senza dubbio in possesso di tutte le doti necessarie al comando, sa-
rebbe stato l'uomo adatto a condurre un'operazione, se non altro, dimostrativa,
ma la sfiducia e l'insicurezza Co forse, piuttosto, una considerazione realistica
delle forze in campo) avevano contagiato anche lui. Eppure quella povera Marina,
anche se l'equipaggio del Pio IX si era mostrato così riottoso che la commissio-
ne militare aveva mandato settanta marinai sotto processo, e tre ne erano stati
condannati a morte, adesso che il comando era in mani capaci e sicure aveva
ritrovato coesione e spirito combattivo, e l'aveva dimostrato in più di una sca-
ramuccia. Fu Tommaseo a forzare la mano con un "Indirizzo alla marineria ve-
neziana" che offese mortalmente Bucchia e il suo stato maggiore e lo costrinse
ad una sortita, voluta dall'assemblea e dal governo della Repubblica con tutte le
loro forze: 1'8 agosto la squadra uscì in mare, la città, annotava Fincati, "pareva
pazza cii gioia", il popolo sognava già la rottura ciel blocco e la fine clelia fame
che l'attanagliava, ma due giorni c1opo le navi erano di ritorno senza avere in-
contrato il nemico e con la misera preda di una barca carica di vino. Secondo
uno storico austriaco, il Benko von Bojnik, la sortita era ormai "militarmente
un'impresa senza obiettivo"; secondo Dahlerup, un attacco condotto con navi a
vapore avrebbe potuto costringerlo a interrompere il blocco, ma, stando le co-
se com'erano, una battaglia in piena regola sarebbe stata sicuramente perduta.
Comunque, sembra sia stato il governo veneziano a ordinare a Bucchia di non
allontanarsi dalla costa per evitare che il popolo prendesse l'allontanamento del-
la flotta per un abbandono (6).
Il 16 agosto 1849, quando già erano state avviate le trattative per la resa
della città esausta per la fame e per il colera, la notta usciva l'ultima volta in ma-
re. AI largo di San Piero in Volta le navi veneziane LOlltbcmtla e PilClde scam-
biano cannonate con le navi austriache Bellolla e Vulcano. Lo scontro rialza
grandemente il morale degli equipaggi e Bucchia spera di impegnare la flotta
austriaca il giorno dopo, se i venti fossero favorevoli. Ma il nemico si sottrae al-
lo scontro, e Bucchia fa ritorno in porto: il colera aveva incominciato a diffon-
dersi fra gli equipaggi e al comandante sembrava inutile e inumano tenerli in
mare Cl7).
La città aveva combattuto ad oltranza, le sofferenze della popolazione sembra-
vano ormai senza contropartita possibile; la capitolazione delle forze rivoluzio-
narie ungheresi, ultime retroguardie della grande ondata del 1848, aveva spento
definitivamente ogni immaginabile speranza. Il 22 agosto 1849 il bombarda-
mento cessa cii colpo. Il 25 agosto il generale veneziano Cavedalis incontra, a
Marghera, il generale Gorzkowski e l'arciduca Sigismondo: la resa è conclusa, il
27 agosto Daniele Manin e gli altri trentanove dirigenti repubblicani condannati
all'esilio si imbarcano sul vascello Pluton. Tra loro ci sono Graziani e Milonopulo,
che vanno a Corfù, e Antonio Paulucci, che ripara a Torino come Francesco
Baldisserotto. Oltre ai proscritti, partono molti altri, e fra loro gli ufficiali di ma-
rina sono parecchi: tra questi, Luigi Fincati salirà ai più alti gradi della Marina ita-