Page 189 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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            Giuseppe Garibaldi. l ’ uom o, il condottiero, il Generale

            tanto raccomandava”.
               Dunque un’elevata elasticità nell’adozione degli schemi di combattimento cor-
            roborata dal fatto che le formazioni garibaldine fossero tutte composte di volontari
            che riflettono e rispondono ad un sentimento collettivo non solo italiano ma europeo
            contro gli assetti statuali e sociali precostituiti e mantenuti con il solo uso della forza
            e della repressione. Le formazioni garibaldine, si può concludere, irrompono sulla
            scena dell’Ottocento europeo come momento simbolico ma concreto di un anelito
            di libertà e di dignità umana – la lotta per la libertà delle “nazionalità” è parte della
            lotta per le libertà individuali e collettive – che trova pochi riscontri in altre epoche
            storiche.
               A partire dagli anni Venti del XX secolo, del suo “mito” si impossessano forze
            politiche ideologicamente contrapposte (dal fascismo al fronte popolare e ai sociali-
            sti) che poco o nulla hanno a che vedere con le idee, l’etica e le azioni di Garibaldi,
            sempre pronto ad abbracciare le idee più generose dalla parte dei poveri, dei dise-
            redati, degli oppressi in senso nazionale e sociale. La sua vita, le sue azioni, i suoi
            comportamenti sempre tesi al bene collettivo e non individuale dovrebbero rappre-
            sentare un modello e un monito in Europa e nel nostro Paese attraversato, oggi come
            non mai, da una profonda crisi d’identità che consente, a pochi anni dalla ricorrenza
            del 150° anniversario dell’Unità, farneticanti progetti di secessione, federalismo e
            quant’altro costituisce l’anticamera della disgregazione morale e sociale mentre le
            nuove sfide globali e il processo di unificazione politica dell’Europa richiederebbero
            classi dirigenti di alto profilo morale dedite piuttosto al bene comune: come Garibaldi
            ha dimostrato essere possibile.
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