Page 186 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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            molti a guardare con attenzione alle fasi decisive del processo unitario italiano
               Idee, aspirazioni simili emergono e si fanno strada principalmente in area balcani-
            ca, una zona dove l’impegno di esponenti politici e nazionali e la stessa complessità
            dei problemi determinano tensioni molto vive: la volontà di veder alleggerito e poi
            eliminato il peso del dominio turco, che grava su questa parte dell’Europa dalla metà
            del Quattrocento nonostante attenuazioni e timide riforme è il denominatore comune
            che unisce tutti i popoli della penisola balcanica. I Serbi del Principato, come erano
            stati i primi a muoversi con la rivoluzione del 1804 e poi a raggiungere un livello di
            Stato semi-indipendente dalla Sublime Porta, sono i primi a obbedire alle suggestioni
            garibaldine. Garibaldi non è ancora sbarcato sul continente che già nel luglio del
            1860 un progetto molto ardito nasce giusto in ambiente serbo da Matija Ban. Quanto
            ai bulgari, proprio perché i più in ritardo fra tutti i popoli dell’Europa centro-orientale
            nel lungo processo che si concluderà con l’unificazione e l’indipendenza della Bulga-
            ria solo nel 1908, i loro maggiori esponenti nazionali si sentono subito sensibili alla
            predicazione mazziniana e poi partecipi dell’impegno garibaldino. In questo modo il
            binomio Mazzini-Garibaldi entra a far parte del patrimonio comune dell’intellighen-
            zia rivoluzionaria bulgara.
               Sul piano strategico Garibaldi aveva immaginato che una guerra all’Austria fosse
            necessaria per ricongiungere il Veneto all’Italia, ma l’operazione poteva riuscire solo
            con la fattiva collaborazione dei polacchi, tuttavia una guerra di tal genere avrebbe
            coinvolto inevitabilmente la Russia e la Prussia cioè le altre potenze partitrici. Un
            grande incendio rivoluzionario alimentato – sottolinea Tamborra nel testo citato –
            dalle grandi illusioni dell’emigrazione polacca, lacerata al suo interno dalle divisioni
            politiche e sociali riscontrabili all’interno del paese che aveva lasciato alle spalle.
            L’incontro a Varsavia del 22 settembre 1860 fra i sovrani russo, austriaco e prussiano
            aveva confermato la solidità dell’intesa tra Francia e Russia e dunque il ristretto spa-
            zio di manovra per progetti come la ricostituzione della Polonia, mentre il processo
            di unificazione dell’Italia con il 1860 diviene una realtà ormai accettata.
               La partecipazione di volontari garibaldini alle guerre di liberazione nazionale nei
            Balcani – per esortazione diretta di Garibaldi o, dopo la sua morte, in ossequio alla
            tradizione – rappresenta un aspetto significativo della presenza sulla scena europea
            delle Camicie rosse nella seconda metà del XIX secolo e sino alla prima guerra mon-
            diale, che per l’Italia può anche essere considerata come ultima guerra per l’indi-
            pendenza e il completamento dell’Unità nazionale. Tra mito e realtà le esperienze
            maturate negli anni precedenti creano una larga attesa in quei popoli e nella Sinistra
            italiana, dove la componente nazionale si arricchisce di spunti sociali in armonia con
            il clima europeo che aveva visto nascere, nel 1864, l’Internazionale. Tali spunti, nota
            ancora Tamborra, erano già presenti in Mazzini, in Garibaldi e in tutto il movimento
            garibaldino ma si esprimono ora con maggiore chiarezza con l’incontro fra populisti
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