Page 184 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
P. 184

184                         CISM - ACtA del Convegno nAzIonAle dI StorIA MIlItAre - roM A 10 ottobre 2007


            Russia – determinano la sopravvivenza dell’Impero ottomano ma lo costringono a
            cedere territori in Bessarabia a favore della Moldavia, la quale ottiene l’autonomia
            insieme alla Valacchia. Alla Serbia vede ribadita la propria autonomia insieme al
            Montenegro: Serbi e Romeni si inseriscono, nel 1877, come alleati dello zar nella
            guerra russo-turca (1875-1878) e solo l’intervento della flotta inglese impedisce l’oc-
            cupazione di Costantinopoli. Si giunge così alla pace di Santo Stefano (1878), con la
            quale la Russia impone condizioni così gravose da indurre le altre potenze europee
            a intervenire. Il Congresso di Berlino del 1878 segna la fine dei progetti egemonici
            degli zar di Russia ma anche l’affermazione della politica di Bismarck finalizzata a
            fare della Germania il centro della “concertazione”. Pochi anni dopo, la Francia -
            che ha occupato l’Algeria e posto sotto tutela il Libano - si impossessa di fatto della
            Tunisia (1881), l’Inghilterra occupa il Sudan e proclama il protettorato sull’Egitto
            (1882), mentre l’Italia si insedia sulle coste dell’Eritrea (1885). La tensione interna
            ed esterna si snoda attraverso fatti e avvenimenti che vedono l’Impero ottomano in
            una posizione subordinata, costretto a continue cessioni territoriali come la Tessaglia
            e una parte dell’Epiro alla Grecia (1881), la Rumelia orientale alla Bulgaria (1885).
            Questa breve, sintetica e imperfetta digressione serve comunque a comprendere la
            complessità dei problemi che si agitano in Europa negli anni in cui si costruisce
            il processo e la lotta per l’unificazione della penisola italiana in modo tale da non
            essere più e solo una “espressione geografica” ma uno Stato nazionale come ben si
            può constatare dal ruolo internazionale che il giovane Regno si trova ad espletare
            proprio nello scorcio di anni che vanno dalla crisi d’Oriente del 1875-1878 alla prima
                           1
            guerra mondiale.  Si può dunque concludere che i grandi processi di trasformazione
            che investono l’Europa nel XIX secolo sono il prodotto di movimenti che nascono
            dal “basso” (le rivoluzioni di popolo degli anni 1848-1849 e i movimenti naziona-
            li) che si combinano con le alchimie della politica internazionale che determina la
            contrapposizione tra le grandi potenze. I moti di carattere nazionale, vere e proprie
            rivoluzioni, divengono così uno strumento della politica estera e, nel caso italiano,
            dopo l’esperienza di Cavour che potenzia il ruolo dei Savoia e del Piemonte come
            nucleo fondante della nuova realtà nazionale e di Garibaldi disposto a rinunciare alle
            proprie idee (repubblicane), porta al compimento di quel processo di unificazione
            che potrà dirsi completato dopo la prima guerra mondiale. Un patrimonio di idee e di
            lotte troppo spesso dimenticato nella attuale, triste, realtà politica che ci circonda tra
            irrazionali spinte centrifughe e “federalismi” di dubbia natura.
               Senza retorica si può dunque affermare come Garibaldi – uomo del suo tempo
            – sia stato senza dubbio uno dei personaggi che meglio ha interpretato la diffusa esi-


            1   Cfr. A. Biagini, Momenti di storia balcanica (1878-1914), Ufficio Storico Esercito, Roma
               1981; ID., L’Italia e le guerre balcaniche, Ufficio Storico dell’Esercito, Roma  1989
   179   180   181   182   183   184   185   186   187   188   189