Page 104 - Le Operazioni Interforze e Multinazionali nella Storia Militare - ACTA Tomo I
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           del 415 ed è comandata da Alcibiade, da Nicia e da un terzo stratego, Lamaco, una figura
           minore sostenitore di una strategia ancora diversa da quella degli altri Comandanti. Alci-
           biade è imperialista, vuole andare in Sicilia e raccogliere il consenso di tutte le città dell’i-
           sola in una grande alleanza contro Siracusa. Nicia è favorevole ad un operazione di puro
           prestigio: vuole mostrare i muscoli, per far vedere che Atene è potente, magari combattere
           con i segestani contro Selinunte, ma poi tornare ad Atene il più rapidamente possibile.
           Lamaco, invece, preferirebbe sferrare immediatamente un colpo diretto contro Siracusa.
           In questo momento gli ateniesi hanno il grande vantaggio della sorpresa: i siracusani non
           sanno che l’immensa flotta sta andando contro di loro. Un po’ non lo sanno un po’ non ci
           credono. Forse Lamaco ha ragione, forse un colpo improvviso avrebbe successo. Però il
           vero capo della spedizione è Alcibiade e riesce a imporre la sua linea. La flotta fa soste
           frequenti, si fanno tentativi di approccio diplomatico con le città greche dell’Italia del sud
           e della Sicilia, nella speranza di portarle dalla parte delle ateniesi. Senza successo perché?
           Perché sono città Doriche e ormai la voce su che cosa sia l’impero Ateniese si è sparsa.
              Alcune chiudono le porte e si rifiutano anche di commerciare con la flotta. In definitiva
           la strategia di Alcibiade si basa su una valutazione non corretta della possibilità di creare
           una coalizione.

              La fase finale della guerra si svolge nell’Ellesponto perché Sparta sfida Atene nella
           supremazia navale, porta la guerra nell’Egeo orientale e nell’Ellesponto cercando di bloc-
           care le rotte di approvvigionamento del grano del Mar Nero per Atene. Sparta che era una
           potenza essenzialmente terrestre cosi come lo era la sua coalizione riesce in quest’intento
           grazie al fondamentale aiuto economico dell’Impero Persiano che sarà caratterizzato dai
           rapporti che i leader spartani riusciranno ad intrattenere con i locali satrapi persiani. In-
           fatti, gli spartani sono molto attivi nell’Egeo: dispongono di una flotta pagata dal gran Re
           Persiano attraverso i suoi satrapi anche se qui non mancano i problemi. Uno di loro, Far-
           nabazo, satrapo di Frigia è favorevole agli spartani, Tissaferne invece conduce una politi-
           ca diversa e segue un ragionamento che Tucidide esplicita in maniera abbastanza chiara.
           Pensa che al gran Re e ai persiani non convengano nè la vittoria degli ateniese ne quella
           degli spartani, conviene piuttosto che i greci continuino a combattere fra di loro. Quindi
           l’aiuto dato agli spartani deve essere sufficiente a mantenere la guerra, ma non a fargliela
           vincere perché una vittoria decisiva degli spartani sugli ateniesi porterebbe, secondo lui,
           alla pura e semplice sostituzione di Sparta ad Atene nel ruolo di rivale del Gran Re nel
           controllo delle città greche dell’Egeo. Questa politica di un sostegno ragionato che non
           si spinge mai a fondo è una delle spiegazioni di quello che succede, del perché la guerra
           continui a protrarsi. L’aiuto economico dei persiani è in questa fase di vitale importanza
           perché consente di assorbire le sconfitte. Dopo la battaglia navale di Cizico, vinta da
           Alcibiade, il comandante spartano Mindaro è morto e il messaggio che giunge a Sparta
           è drammatico: “non abbiamo più la flotta, non abbiamo più danaro, non sappiamo più
           cosa  fare”. La risposta di Farnabazo è indicativa dell’apporto fondamentale dei Persiani
           alla coalizione: “in fondo abbiamo solo perso dei pezzi di legno. Di legname ne abbiamo
           tanto”.  La situazione cambia quando Tissaferne, il satrapo che aveva continuato ad ap-
           poggiare gli spartani ma senza sostenerli fino in fondo, forse anche a causa dei suoi rap-
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