Page 102 - Le Operazioni Interforze e Multinazionali nella Storia Militare - ACTA Tomo I
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102                                XXXIX Congresso della CommIssIone InternazIonale dI storIa mIlItare • CIHm

           -  La campagna del generale ateniese Demostene in Etolia;
           -  La campagna del generale spartano Brasida in Tracia;
           -  La spedizione ateniese in Sicilia del 415;
           -  La guerra nell’Egeo orientale e nell’Ellesponto.
              Il primo si riferisce alla campagna del generale ateniese Demostene.
              Il Generale ateniese Demostene viene sollecitato dai suoi alleati, i Messeni della città
           di Naupatto, ad attaccare gli Etoli, popolazione del nord-ovest della Grecia che stavano
           minacciando la loro città. Sarebbe stato facile, assicurarono, battere quelle tribù forti ma
           primitive che vivevano in villaggi sparsi e non fortificati, che non combattevano come gli
           opliti greci ma con armi leggere e così barbari che alcuni dei loro membri mangiavano
           carni crude. Si trattava di gruppi di selvaggi che si sarebbero potuti facilmente soggiogare,
           uno alla volta, prima che unissero le loro forze. Demostene era intenzionato a conqui-
           stare l’Etolia, arruolare nel suo esercito il popolo sconfitto e poi attaccare e conquistare
           la Beozia alleata di Sparta. Demostene contava sulle forze della propria coalizione e di
           realizzare l’impresa senza il supporto di altre forze ateniesi. Quasi subito tuttavia iniziaro-
           no i problemi: gli alleati Acarnani si rifiutarono di seguirlo in Etolia e le navi di Corcira,
           non disposte a combattere fuori dalle loro acque e per interesse altrui, tornarono in patria.
           Probabilmente proprio l’anno successivo Ermippo fece esclamare a un personaggio di una
           sua commedia:” che Poseidone distrugga i corciresi sulle cave navi per la loro doppiez-
           za”. Pur tuttavia Demostene andò avanti: i Locri, alleati di Atene, erano vicini degli Etoli
           e usavano lo stesso tipo di armi e di equipaggiamenti, quindi conoscevano il nemico e il
           territorio. Il progetto era quello di far avanzare il loro Esercito al completo verso l’interno,
           incontro al Comandante ateniese che avrebbe marciato attraverso l’Etolia conquistandone
           le città. Ma questo piano iniziò a fallire molto presto perché i rinforzi attesi dei Locri non
           arrivarono. Questa terza defezione preoccupò il Generale molto più delle altre due, perché
           sulle aspre montagne dell’Etolia il successo della campagna e la sicurezza delle sue forze
           richiedevano l’armamento leggero e i giavellotti dei Locri. I Messeni tuttavia continua-
           vano ad assicurarli che la vittoria sarebbe stata facile: doveva solo muoversi abbastanza
           in fretta da impedire agli Etoli, sparsi per tutto il loro territorio di radunare in tempo le
           forze: la raccomandazione dei Messeni arrivava troppo tardi, perché gli Etoli avevano già
           saputo della spedizione e si stavano preparando alla resistenza. Il Generale, per di più, non
           sapeva, che per venire a dare manforte ai nemici era in marcia da tutta l’Etolia un grandis-
           simo numero di membri di tribù amiche. Il mancato arrivo di rinforzi avrebbe suggerito di
           restare in attesa, ma indecisione e cautela non erano nel carattere di Demostene, che volle
           marciare immediatamente contro gli Etoli. Il suo esercito prese con facilità la città di  Egi-
           zio, ma la sua rapida capitolazione era una trappola: gli abitanti, insieme ai rinforzi arrivati
           da altre città, erano appostati sulle colline circostanti e, mentre gli ateniesi e i loro alleati
           entravano nel villaggio li attaccavano da tutte le direzioni. Si trattava di abili lanciatori di
           giavellotti con armature leggere in grado di attaccare con successo e ritirarsi velocemente,
           prima che le truppe pesanti della falange ateniese potessero colpire. Fu una grave sconfit-
           ta. Il piano di Demostene poteva dimostrare lungimiranza e brillante immaginazione, ma
           era stato frettolosamente concepito e malamente eseguito. Perché riuscisse occorreva ef-
           fettivamente agire con rapidità, ma proprio questo aveva impedito l’accurata preparazione
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