Page 25 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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Atti del Congresso internAzionAle                                    25



             di  pace  l’industria  di  guerra -  ormai  priva  di  commesse  belliche  - aggravata
             dall’enorme aumento del debito pubblico e dall’inflazione. Tutto ciò non può che
             dar luogo a una fase di conflittualità sociale, mentre sul piano della politica cresce
             la tensione fra gli Stati a causa delle richieste di revisione dei trattati di pace a
             favore della Germania e degli altri paesi sconfitti. La conseguenza principale è la
             crisi del liberalismo e delle istituzioni democratiche, fatta eccezione per Francia e
             Inghilterra, di maggiore tradizione democratica e liberale, mentre nei paesi a più
             debole (o più recente) sistema democratico, prevarranno soluzioni istituzionali di
             tipo autoritario (Italia, Spagna, Germania, Ungheria, Romania, Jugoslavia) nel
             timore di una possibile affermazione delle idee rivoluzionarie. Sarebbe comunque
             riduttivo attribuire esclusivamente a tale elemento  il successo dei movimenti
             reazionari  di  massa  e  dell’ondata  autoritaria  che  investe  in  quegli  anni  buona
             parte  dell’Europa;  confluiscono  in  essi  l’impoverimento  per  la  generale  crisi
             economica,  elementi di presunta “modernizzazione”,  il contrasto tra grande e
             piccola borghesia e tra queste e il proletariato, lotte contadine, spirito di revanche
             e, soprattutto, la serrata critica ai sistemi liberali, parlamentari e democratici.
                I  nuovi  Stati. Dalle  ceneri  di un’epoca  ormai  archiviata,  nascevano  nuove
             realtà,  frutto  di  lunghi  anni  di  conflitti  attraverso  i  quali  era  dovuta  passare
             l’autodeterminazione  dei  popoli,  secondo  la  felice  indicazione  di  Wilson,  che
             troverà un riscontro limitato. Dal crollo degli Imperi plurinazionali sarebbero stati
             costituiti o ri-costituiti nuovi Stati cui in seguito si sarebbe aggiunto lo Stato libero
             d’Irlanda. Dai territori dell’Impero austro-ungarico nascono: a) nel centro-Europa,
             la Repubblica cecoslovacca che racchiude Boemia, Moravia, Slovacchia, Sudeti
             e parte della Rutenia; b) nei Balcani, lo Stato degli slavi del sud, (Shs - serbi,
             croati, sloveni), in seguito Jugoslavia. Tale creazione, tuttavia, non rappresenta
             né una risposta soddisfacente all’idea tutta risorgimentale di riunire gli slavi del
             sud, né una soluzione al conflitto esistente tra le diverse componenti nazionali
             del paese. In seno alla Conferenza della Pace, prevale il progetto di costituire
             uno Stato unitario che esprima gli obiettivi delle élites intellettuali piuttosto che
             quelli dei ceti popolari. Sloveni, croati e montenegrini, a questo punto, pure con
             ragioni diverse e analogamente a quanto avviene per altri popoli europei, cercano
             di contrastare tale processo che costituisce un’evidente e palese violazione del
             principio di autodeterminazione. Il conflitto di fondo esistente tra queste diverse
             componenti nazionali presenti all’interno della nuova compagine statale e i serbi
             si  manifesta  nella  netta  contrapposizione  tra  Nikola  Pasić,  capo  del  governo
             serbo, e Ante Trumbić, leader dei croati. Per il primo, l’unificazione non è altro
             che l’allargamento territoriale della Serbia, per il secondo il nuovo Stato deve
             strutturarsi su basi federali con pari dignità per le diverse componenti. Si tratta di
             posizioni inconciliabili, i cui effetti caratterizzano l’intera storia della Jugoslavia; il
             dualismo serbo-croato - espressione anche del dualismo ortodossia-cattolicesimo
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