Page 23 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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Atti del Congresso internAzionAle 23
all’opinione pubblica durante i difficili anni di guerra e a tale obiettivo concorre
la costituzione della Società delle Nazioni, nata da tale presupposto ideale. La
dissoluzione dei grandi Imperi plurinazionali, unitamente alla fine del militarismo
prussiano e dell’espansionismo a esso collegato, avrebbe dovuto aprire una
nuova epoca caratterizzata dalla presenza di quelle nazionalità che finalmente
diventavano soggetti di diritto internazionale con un proprio Stato sovrano, libero
e indipendente. I popoli oppressi, le “nazionalità senza storia” (Bauer) avevano
maturato durante il conflitto la piena consapevolezza dei loro diritti. Se questo è
il contesto generale, però, la tensione ideologica interna alle varie società produce
effetti contrastanti e contradditori, aprendo un periodo di crisi e di instabilità
lungo un ventennio. Paradossalmente, è proprio a Versailles che si verifica il
naufragio di tutti i presupposti ideologici, poiché alla fine prevale la vecchia
logica delle grandi potenze, ben decise a rimanere tali. I lavori si aprono su questo
sfondo complesso e articolato che richiede attenzione e abilità diplomatica, anche
se non mancano le note di colore. Mentre ciascuna nazione tiene occupati gli
alberghi degli Champs-Élysées, il Majestic e l’Astoria vengono riservati alla
delegazione britannica dove tutte le stanze sono occupate da ministri, deputati,
marescialli, ammiragli, diplomatici. L’ambiente è denso di presenze le più
diverse, ci sono esperti e consulenti d’ogni tipo, intellettuali e giornalisti, fotografi
e cineoperatori, insomma nel complesso un numero consistente di persone che
sembrano svolgere un’intensa attività in un turbinio di mondanità che forse poco
si addice all’occasione. Ma la serietà dell’incontro ha bisogno di riflessione per
affrontare i temi principali da discutere, la stessa durata dei lavori, durati un anno
e mezzo, attesta le difficoltà da superare per statisti, diplomatici, addetti militari,
che a vario titolo partecipano alla Conferenza. I lavori hanno l’arduo compito
di condurre delle trattative capaci di ridefinire gli equilibri dell’Europa post-
bellica dopo il crollo di quegli Imperi centrali che avevano costituito i contenitori
sovranazionali di paesi e popoli soggetti, l’Impero austro-ungarico, quello russo,
quello ottomano, l’Impero tedesco. I grandi protagonisti che passeranno alla storia
- Clemenceau per la Francia, Lloyd George per l’Inghilterra, Wilson per gli Stati
Uniti, Orlando per l’Italia - si trovano a dover fare innanzi tutto una scelta politica,
dalla quale sarebbe poi derivata la ripartizione “tecnica”, devono cioè decidere
se dati i risultati della guerra, sia opportuno affermare un criterio democratico o
piuttosto uno punitivo. I quattordici punti proposti da Wilson indicano la via della
democratizzazione - per mezzo della quale si sarebbe dovuto fondare il nuovo
corso delle strutture internazionali che si ponevano ormai come conclusione di
una guerra che si intendeva legittimare come giusta - una dichiarazione ideologica
che sarebbe stato assai difficile tradurre in realtà politica attuabile.
Il rappresentante americano, tuttavia, viene presto ridimensionato nella sua
pretesa di poter dettare le regole del gioco dall’«esterno» senza aver condiviso dal
principio le sofferenze e i sacrifici dei popoli e dei paesi europei. E mentre i francesi