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26 la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
- si riproporrà ancora, sia durante la seconda guerra mondiale sia dopo il 1989.
L’Impero ottomano, l’eterno “malato d’Europa”, si avviava a chiudere la
lunga questione d’Oriente - cedendo gran parte delle sue aree di influenza -
ridimensionata a favore della Gran Bretagna (alla quale andavano Iraq e Palestina),
della Francia (che ottenne il mandato su Siria e Libano), della Grecia (che ebbe
Smirne, promessa in precedenza all’Italia), mentre gli Stretti venivano sottoposti a
controllo internazionale. In Medio Oriente e nell’area del canale di Suez - che dal
1918 avevano assunto sempre maggiore importanza sia per le risorse energetiche
presenti che per la loro posizione strategica - la Gran Bretagna fomentava gli arabi
promettendo il suo appoggio per la loro indipendenza, ma intanto aveva stretto
accordi con la Francia per dividersi i loro territori (Sykes-Picot, 1916). Entrambi
i paesi, tuttavia, ebbero non poche difficoltà nel loro progetto di espansione dopo
la caduta dell’Impero ottomano, dove Ataturk svolgerà il suo programma politico
di fondazione della Repubblica di Turchia come Stato nazionale nella penisola
anatolica. Nel 1922 l’Assemblea Nazionale di Ankara destituisce Maometto VI e
Kemal, in sostituzione dell’accordo di Sèvres, ottiene un nuovo trattato che viene
firmato a Losanna nel 1923.
L’Europa e il mondo escono sconvolti dalla guerra, per l’estensione territoriale
dei campi di battaglia, per l’imponenza delle forze armate in conflitto e delle
ricchezze sacrificate, per i risultati finali forieri di nuovi, gravi contrasti. Il sistema
internazionale è totalmente mutato, sono cambiati comportamenti e assetti
sociali, sono state pronunciate parole d’ordine di rilevante impatto psicologico
costruite attorno a concetti, quali autodeterminazione dei popoli, Stato nazionale,
redistribuzione della ricchezza. La delusione per gli obiettivi non realizzati e
l’emergere di un nazionalismo sempre più duro e irrazionale aprono in Europa
un periodo lungo un ventennio di instabilità e di conflittualità che porterà
ineluttabilmente a un nuovo conflitto mondiale. Tra la prima e la seconda guerra
mondiale si sono più volte tentati accordi diplomatici - non solo nel tentativo
di sistemazione cui si era pervenuti al termine della prima, ma anche durante lo
svolgimento delle stesse operazioni militari e durante i vent’anni di pace apparente
intercorsi tra l’armistizio dell’11 novembre 1918 e le dichiarazioni di guerra
del 3 settembre 1939 - e prefigurati nuovi assetti territoriali che hanno spostato
frontiere, distrutto vecchie compagini statali, costituiti nuovi Stati e trasformata la
carta politica dell’Europa. Molte di queste creazioni sono risultate politicamente
instabili, incapaci di durare, presto superate - quando non travolte - dalla forza
degli eventi, confermando la previsione di Keynes - subito dimessosi dalla
Conferenza alla quale aveva partecipato in qualità di consulente del Cancelliere
dello Scacchiere e del ministro de tesoro per la Gran Bretagna - il quale aveva
affermato che quegli accordi fissati a Versailles avrebbero creato le condizioni per
un altro, inevitabile scontro.
Secondo le appropriate parole di uno storico illustre che cito a memoria “la