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22 la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
dissenso (Chaurand). Sia le élites che le masse guardavano con preoccupazione
alla situazione politica internazionale anche a causa di un’opinione pubblica che
si andava costituendo attraverso i partiti, divisi fra loro, e anche al loro interno, su
posizioni diverse e spesso opposte. Nell’undicesimo congresso del partito sociali-
sta tenutosi a Milano nel 1910, si erano manifestate almeno quattro correnti, una
rivoluzionaria (gruppo Lazzari), una definita integralista, di Enrico Ferri (gruppo
Morgari), una riformista di destra (Turati), una riformista di sinistra (Salvemini).
Tra i punti in discussione alla Camera, oltre alla riforma elettorale per ottenere il
suffragio universale, un’altra questione fondamentale era rappresentata dall’op-
posizione alle spese militari e coloniali, anche perché la maggioranza di essi, in
sintonia con i francesi, era convinta (erroneamente) che il pericolo della guerra
sarebbe stato sventato dalla social democrazia tedesca.
A fronte di tale dibattito, comunque, prevale l’interventismo rivolto
all’obiettivo ultimo di cambiare l’equilibrio internazionale attraverso la fine dei
grandi Imperi, frutto del precedente sistema conservatore. Dopo i terribili anni di
guerra, il filo conduttore del periodo immediatamente post-bellico è rappresentato
dalla convinzione, da parte dei paesi vincitori, che la Germania sia stata la vera
responsabile di quel conflitto e che di conseguenza vada indebolita sul piano
politico, economico, militare. E se nelle trincee si era consumato il destino di
migliaia di giovani dall’eroismo spesso involontario, altrettanto difficoltoso si
presenta il dopoguerra che stringe nella morsa dei bisogni più elementari i civili
e i reduci. Le potenze vincitrici, tuttavia, assumono una posizione diversa nella
valutazione di quanto i tedeschi debbano essere ridimensionati e se da una parte la
Francia intende annientare totalmente la Germania sottraendole gran parte dei suoi
territori, l’Inghilterra dall’altra non vuole che i francesi crescano eccessivamente
nel loro potere, mentre complessivamente i vincitori, che hanno impiegato risorse
umane ed economiche, intendono avvantaggiarsi dalla conclusione della guerra
in termini sia politici sia territoriali. In tale direzione operano i cinque trattati di
pace conclusi con ciascun paese: 1) trattato di Versailles, pace con la Germania;
2) trattato di Saint-Germain-en-Laye, con l’Austria; 3) trattato di Trianon, con
l’Ungheria; 4) trattato di Neuilly, con la Bulgaria; 5) trattato di Sèvres, con
l’Impero ottomano. Le condizioni di tali accordi, tuttavia, verranno considerate
inique dalla Germania che in seguito ne chiederà la revisione.
La conferenza per la pace di Parigi nel 1919. La Conferenza che si apre ai
primi di gennaio del 1919 a Versailles dovrebbe ridisegnare la carta d’Europa
nel rispetto dei postulati che progressivamente si sono consolidati nella cultura
politica e dare soddisfazione alle innumerevoli richieste, spesso contrastanti.
Le potenze vincitrici intendono progettare un nuovo assetto europeo allo scopo
di costituire un “sistema” di relazioni internazionali in grado di escludere
da lì in avanti l’uso dello strumento bellico per la risoluzione dei conflitti. Si
cerca, cioè, di dare piena attuazione alle speranze e alle attese maturate in seno